
Ancora bloccati i lavori in Piazza Duomo a Milano
Milano, 22 giugno 2025 – Questo restauro non s’ha da fare. La storia infinita del restyling fantasma di piazza Duomo autorizza a scomodare celeberrime frasi manzoniane, anche se, a dir la verità, Renzo e Lucia avevano dovuto aspettare molto meno per convolare a nozze. Due anni appena. Nel nostro caso, di anni ne sono già passati sei, e la luce in fondo al tunnel tarda a palesarsi. Anzi, dovrà trascorrere ancora altro tempo, non si sa quanto esattamente, prima di una decisione definitiva. Ormai la palla è passata alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che dovrà pronunciarsi sulla compatibilità dell’italiana clausola di prelazione con le normative comunitarie. Nel frattempo, il progetto che promette di rinfrescare la cartolina più famosa di Milano resta incagliato tra ricorsi incrociati, ordinanze interlocutorie e complicati intrecci legali con altri contenziosi.
La telenovela inizia il 19 giugno 2019, quando il raggruppamento di imprese formato da Riva Impresa Restauri e Vox Media propone al Comune un contratto di sponsorizzazione per ristrutturare le facciate e i sottoportici settentrionali e meridionali di piazza Duomo, nonché la Cittadella degli Archivi di via Gregorovius. La Giunta lo valuta positivamente e lancia un avviso pubblico. Con una postilla: in caso di offerta economica migliore da parte di un competitor, Vox Media potrà pareggiare la proposta e ottenere l’appalto, secondo la disciplina della cosiddetta “finanza di progetto”.

A quel punto, Urban Vision, altra società specializzata nella gestione di spazi pubblicitari, fa ricorso al Tar, spiegando che nel bando non è stato inserito un rimborso spese per la redazione del progetto in caso di sconfitta. I giudici accolgono l’istanza, e di conseguenza Palazzo Marino riscrive l’avviso. La gara se l’aggiudica la coppia Tmc-Acone con 83,7 punti, ma Riva-Vox Media (terzi in classifica con 63,8 dopo Urban Vision a 79,5) eguaglia l’offerta dei primi. Così il 13 febbraio 2023 l’amministrazione assegna provvisoriamente il contratto. Urban Vision si rivolge nuovamente al Tar, accusando la commissione giudicatrice di aver cambiato in corsa i criteri di valutazione e chiedendo di essere collocata al primo posto. Il 3 agosto 2023, i giudici accolgono parzialmente il ricorso, ma dispongono un’ulteriore valutazione. La società si appella al Consiglio di Stato per conquistare il diritto al primo posto. E a stretto giro sia Tmc-Acone che Palazzo Marino replicano con due istanze incidentali.
Nel maggio 2024, ecco il verdetto del Consiglio di Stato, che dà torto a tutti. Al Comune non resta che nominare una nuova commissione per valutare le offerte di Urban Vision, Tmc e Riva-Vox Media. Il 13 novembre 2024, viene (ri)ufficializzata l’assegnazione al ticket Riva-Vox Media, che ha eguagliato l’offerta migliore presentata da Urban Vision. Tutto finito? No. Seguono altri ricorsi. Fino all’ordinanza del Tar dello scorso 17 febbraio, che dispone la sospensione del giudizio in attesa della Corte dell’Ue. E qui entra direttamente in campo la causa che ruota attorno al progetto di dotare la città di 110 bagni gratuiti, proposto dal tandem A&C Network-Vox Communication e con Urban Vision ancora nella parte dell’antagonista.
Il motivo? Nell’ambito di quel contenzioso, il Consiglio di Stato ha deciso di rivolgersi all’Europa per avere risposta a una domanda: la normativa italiana sulla clausola di prelazione è in linea con quella comunitaria? Un interrogativo tornato di moda per il restyling di piazza Duomo. Conclusione: dopo i wc pubblici, pure il restauro delle facciate finisce in stand by. Anzi no, perché il 7 marzo il Consiglio di Stato ribalta ancora una volta la situazione: istanza cautelare respinta e parola nuovamente al Tar per una valutazione nel merito. L’esito si è materializzato lunedì, e manco a dirlo ha fermato ancora i giochi. Per il collegio presieduto da Maria Ada Russo, il nodo della prelazione impatta pure sul caso in questione, considerata la presenza di elementi in comune con l’altra battaglia legale: ritorno economico derivante dall’uso dei ponteggi come spazio pubblicitario, finanziamento dell’opera senza garanzia di recupero dell’investimento e utilizzo del modulo procedimentale previsto dall’articolo 183 del decreto legislativo 50 del 2016 (che norma il project financing). Quindi, “la questione della compatibilità comunitaria assume carattere pregiudiziale anche nella presente controversia”. Senza contare che c’è un altro contenzioso che viaggia in parallelo: quello partito dal ricorso di Acone Associati per escludere Urban Vision dalla corsa e riscrivere la graduatoria. Roba da dottor Azzecca-garbugli, tanto per restare in metafora. E piazza Duomo aspetta.