FULVIO D’ERI E MATTIA TODISCO
Cronaca

Mariam Metwally, prima pallavolista col velo (con 60mila follower): “L’Italia è la mia grande occasione”

L’atleta 26enne nel suo Paese è una star: ha 53mila follower solo su Instagram. La società lombarda schiera atleti di cinque continenti. Il presidente: “La diversità culturale è una risorsa”

Mariam Metwally, pallavolista egiziana, 26 anni, è una nuova giocatrice dell’Uyba Busto Arsizio

Mariam Metwally, pallavolista egiziana, 26 anni, è una nuova giocatrice dell’Uyba Busto Arsizio

Sorride, nelle foto ufficiali, Mariam Metwally. Indossa il velo, proprio come in campo, dove con ottimi risultati fa la schiacciatrice di professione. Dalla prossima stagione sarà al servizio della Uyba Busto Arsizio, prima giocatrice con l’hijab del campionato italiano di volley femminile, come annunciato ieri mattina. Non è un caso che sia Busto ad averla tesserata, prendendosi il primato rispetto alle altre realtà del campionato italiano. La società lombarda ha nel roster atlete provenienti da quattro continenti: Europa, Asia, Africa e America. All’appello manca soltanto l’Oceania. “In un contesto sportivo sempre più globale, crediamo che la diversità culturale sia una risorsa straordinaria – dice il presidente Giuseppe Pirola –. Avere in squadra atlete di diversi continenti ci permetterà di costruire un gruppo unito, capace di affrontare le sfide con apertura mentale, empatia e spirito di squadra”.

Nelle parole dettate alla nuova società d’appartenenza, Mariam si dice “davvero orgogliosa di ciò che ho realizzato in Egitto, sia con i club in cui ho giocato (Al Ahly e Zamalek) che con la nazionale. Partecipare al Campionato Africano è stata un’esperienza indimenticabile. Mi ha spinto a crescere come giocatrice e come persona. Ora, trasferirmi in Italia e unirmi alla Uyba è il passo più importante della mia carriera. Significa molto per me far parte di uno dei campionati più importanti al mondo e giocare ai massimi livelli della pallavolo e sono entusiasta di affrontare questa nuova sfida”.

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In patria l’atleta egiziana, classe ‘99, ha spopolato. Vanta oltre 53mila follower solo su Instagram dove si mostra nelle sue gesta atletiche e nelle immagini della vita quotidiana, insieme alle compagne di squadra e agli affetti familiari. Da giocatrice in Egitto ha conquistato sette campionati e per tre anni consecutivi si è laureata miglior giocatrice del Women’s African Volleyball Club Championship. Prima di giocare a Busto, disputerà il Mondiale con l’Egitto e si è messa alle spalle da poche settimane la partecipazione a un Mondiale per club. Non è, insomma, un’operazione di puro e semplice marketing da parte della Uyba, ma anche un investimento su un’atleta in grado di far parlare di sé per le future prestazioni sul parquet.

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Mariam Metwally in campo

È evidente, però, che la notizia ha un impatto in grado di andare oltre lo sport, sebbene non si tratti di una prima volta, allargando il discorso a tutte le discipline. Proprio l’Egitto si era presentato ai Giochi Olimpici di Rio nel 2016 con due giocatrici di beach volley, Doaa Eighobashy e Nada Meawad, che saltavano e schiacciavano indossando l’hijab nella partita contro la Germania. Ma è successo anche alle atlete di altri sport. Nel calcio femminile hanno fatto il giro del mondo le immagini di Nouhalia Benzina, la calciatrice marocchina che due anni fa disputò il Mondiale di calcio indossando il velo, con anche braccia e gambe coperte, contro la Corea del Sud.

Sempre ai già citati Giochi di Rio è invece salita in pedana per difendere i colori degli Stati Uniti la sciabolatrice Ibtihaj Muhammad, protagonista sia nelle prove dell’individuale che nella competizione a squadre. A Londra 2012 gareggiava invece nell’atletica leggera Sarah Attar, californiana di nascita, originaria dell’Arabia Saudita. Corse sia gli 800 metri che la maratona sempre con il velo. E ancora Asma Elbadawi, sudanese, giocatrice e allenatrice di basket che fece di più: convinse la FIBA, la Federazione Internazionale della pallacanestro, a rimuovere la norma con cui veniva vietato l’hijab alle atlete, promuovendo una petizione che ebbe l’effetto di far cancellare il provvedimento.