Sesto San Giovanni (Milano), 24 luglio 2025 – Il corpo è stato trovato prono sul telaio del letto, di traverso e con le gambe penzolanti: le fiamme hanno divorato il materasso e completamente carbonizzato il cadavere, rendendolo irriconoscibile.

Saranno gli accertamenti della Scientifica a dare certezze sull’identità, anche se gli investigatori della Squadra mobile non sembrano avere dubbi: si tratta di un sessantenne di origini turche e con cittadinanza italiana, residente a Milano. Perché ieri notte era nel monolocale al piano terra di via Fogagnolo 130 a Sesto San Giovanni?
A svelarlo è stato l’affittuario dell’appartamento non lontano dal centro storico, uno studente universitario fuorisede della Bicocca: rintracciato in mattinata, il ventenne, che lo scorso weekend è tornato a casa al Sud per trascorrere un paio di mesi di vacanza in concomitanza con la sospensione estiva delle lezioni, ha riferito di aver lasciato in uso l’abitazione al conoscente.
Un’abitazione che si è trasformata in una trappola mortale per l’uomo: è vero che con ogni probabilità era già deceduto quando è scoppiato il rogo, ma è altrettanto vero che la grata di ferro alla finestra ne avrebbe comunque sbarrato la fuga sul marciapiedi della strada a senso unico. L’intervento dei vigili del fuoco è andato in scena alle 3.15, ma per il sessantenne non c’era più niente da fare; gli altri inquilini sono stati evacuati, prima dell’ok definitivo al rientro seguito alle verifiche sull’assenza di danni alle strutture portanti dell’edificio.
La prima ispezione cadaverica ha poi fatto emergere che a uccidere l’uomo non erano state le esalazioni né le temperature rese infernali dal rogo innescato nella stanza in fondo a un corridoio con soggiorno e cucina a vista, bensì diversi fendenti tra petto e addome sferrati con una lama non ancora ritrovata; un taglio sul braccio destro porta a ritenere che la vittima abbia provato a parare i colpi e a difendersi dalla furia assassina di chi alla fine l’ha sovrastato.
L’ipotesi è che a, delitto compiuto magari in un altro punto della casa o della stanza, il killer abbia sollevato di peso il corpo e l’abbia sistemato sul letto, per poi appiccare le fiamme usando un accelerante o incendiando il materasso con un accendino. L’omicida ha fatto in tempo a uscire dal palazzo e ad allontanarsi prima che il fumo sprigionato dall’incendio invadesse l’intero appartamento, per poi debordare in strada e fino ai piani alti dei palazzi confinanti.
La testimonianza di una vicina, attendibile per chi indaga, dice che in precedenza in quell’abitazione qualcuno ha alzato la voce durante una discussione molto animata: è stato il prologo dell’aggressione letale? Una domanda a cui dovranno rispondere gli specialisti della Mobile, coordinati dal pm della Procura di Monza Marco Santini e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, che attenderanno l’esito dei rilievi di Scientifica e Nucleo investigativo antincendi.
Il telefono del sessantenne non è stato trovato: potrebbe essere andato distrutto nell’incendio (non se n’é trovata traccia nelle operazioni di smassamento ancora in corso) o potrebbe essere finito nelle mani dell’assassino, preziosa prova di eventuali contatti da nascondere alle indagini degli investigatori. Al setaccio tabulati telefonici e telecamere di sorveglianza. Così come la vita e le conoscenze del sessantenne, che da molto tempo viveva in Italia. Anche perché la scena del delitto lascia ipotizzare che l’uomo conoscesse il killer o che quantomeno gli abbia aperto la porta per un appuntamento concordato. Un appartamento finito con un omicidio.