Baris Boyun, i precedenti: salvo per un soffio a Como e l’arresto-lampo di Milano

Il boss turco arrestato oggi a Viterbo batteva spesso la Lombardia, in particolare la zona vicino al confine. Era sempre pronto a riparare in Svizzera

L'arresto di Baris Boyun (nel riquadro)

L'arresto di Baris Boyun (nel riquadro)

Como – A Como, nell’ottobre 2023, era sfuggito per un attimo. A Milano invece, lo scorso gennaio, era stato arrestato, ma era riuscito a tornare in libertà. 

Battevano spesso le strade della Lombardia i traffici di Baris Boyun, il potente boss della malavita turca arrestato oggi a Viterbo in un blitz delle forze dell’ordine. I due precedenti più recenti risalgono a pochi mesi fa e all’autunno dell’anno scorso.

All’alba del 6 ottobre una Volante della polizia di Como, poco distante dalla dogana, ferma un Suv diretto in Svizzera. A bordo ci sono tre cittadini turchi e, notano i poliziotti, un pò di marijuana. Scatta così la perquisizione del mezzo e di marijuana ne viene trovata in abbondanza, 70 grammi tenuti in un sacchetto, ma soprattutto saltano fuori due pistole calibro 9, una Glock e una Sig-Sauer, le relative munizioni e un giubbotto antiproiettile.

I tre vengono quindi portati in Questura e arrestati, ma i loro nomi non dicono nulla: risultano cittadini turchi senza fissa dimora richiedenti asilo. Non rilasciano alcuna dichiarazione. I successivi approfondimenti rivelano però che poco prima del Suv era transitata dalla stessa strada un’altra auto, meno appariscente, e che i due veicoli erano collegati: più volte, infatti, avevano attraversato il confine italo-svizzero a distanza di sicurezza l’una dall’altra, stando alle immagini registrate dalle telecamere. Gli investigatori sono convinti che sull’altra auto viaggiasse Baris Boyun e il terzetto a bordo del Suv fosse la sua scorta armata. Il boss turco, arrestato a Rimini nell’agosto del 2022 e rimesso in libertà dalla Corte d’Appello di Bologna nel marzo 2023, cercava insomma riparo in Svizzera, bazzicando la zona di confine pronto a varcare la dogana in caso di nuovi guai con la giustizia italiana. 

Guai che arrivano il 19 gennaio di quest’anno, quando Boyun viene fermato sempre da una Volante per un normale controllo stradale a Milano, nel sottopasso di via Tonale, zona stazione Centrale, mentre è in macchina con la moglie. Nel vano portaoggetti dell’auto, in una sorta di doppiofondo, gli agenti trovano una pistola semiautomatica Glock 21 con il caricatore pieno e Boyun viene arrestato per porto illegale di arma clandestina e relative munizioni. Contestualmente, viene indagato insieme alla moglie per ricettazione, dal momento che in auto ci sono anche diversi telefoni cellulari e 9mila euro in contanti. 

In qualche modo però, il boss turco riuscirà a tonare libero e continuare a tessere le fila dei suoi traffici illegali. Fino al blitz odierno.