
Inchiesta urbanistica a Milano, i sei indagati: Alessandro Scandurra, Giuseppe Marinoni, Giancarlo Tancredi, Manfredi Catella, Andrea Bezziccheri e Federico Pella
Il "sistema", che ruotava attorno all'urbanistica milanese, era "così rodato che il presidente della Commissione per il paesaggio" Giuseppe Marinoni "non faceva mistero", come risulta dalle chat, "di aver concordato con l'assessore Tancredi di inserire una 'spolverata' di edilizia sociale quale ingrediente per ravvisare un interesse pubblico", puramente "strumentale", nel partenariato pubblico-privato sui "nodi", ossia
sulla rigenerazione delle aree periferiche di accesso a Milano .
Lo mette in evidenza il gip Mattia Fiorentini in un passaggio dell'ordinanza con cui ha disposto i sei arresti nella maxi inchiesta dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici, con l'aggiunta Tiziana Sicilano, e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf.
L’escamotage dell’interesse pubblico
Lo strumento per portare avanti "strategie", investimenti "e guadagni" - per i quali si muovevano i "soci in affari" Marinoni e Federico Pella, ex manager della J+S - sui vari fronti delle operazioni immobiliari, secondo la Procura diretta da Marcello Viola e il gip, era sempre lo stesso: giustificare gli interventi "con l'interesse pubblico". Un altro escamotage, poi, indicato dal giudice nel suo provvedimento, sarebbe stato quello che riguardava la scrittura stessa dei verbali della Commissione paesaggio, che dava il via libera o bocciava i progetti. Erano "formulati in maniera involuta e oscura, tanto che, per comprenderne il significato, si rendeva necessaria un'interpretazione autentica da parte di uno dei commissari che aveva partecipato alla decisione".
L’affaire Pirellino e Coima
Per quanto riguarda la vicenda del Pirellino, ”il ricorso al Tar e la parallela richiesta di 69 milioni di euro di danni presentati da Coima e dal suo Ceo, ora senza più deleghe, Manfredi Catella nei confronti del Comune di Milano per via della rilevante quota di edilizia residenziale prevista, non influisce in alcun modo", e quindi non ha alcun peso sulla valutazione della vicenda al centro dell'indagine sull'urbanistica a Milano. Così scrove il gip Mattia Fiorentini, replicando alla memoria dello stesso imprenditore depositata lo scorso 23 luglio nel corso dell'interrogatorio preventivo.
In sostanza Catella ha ricordato il contenzioso amministrativo per confutare l'accusa di aver "fatto ricorso a una 'corruzione sistemica' per ottenere il parere positivo" della Commissione Paesaggio al progetto per la struttura di via Pirelli e della Torre Botanica. Al quale Coima "ha rinunciato di propria iniziativa in ragione di temi completamente diversi da quelli oggetto del parere" dell'organismo comunale, proprio perchè, il senso è questo, era da tempo ai ferri corti con il Comune per via del Pgt che imponeva sul complesso immobiliare, pagando 194 milioni nel 2019, la realizzazione del 40% di alloggi da vendere a un prezzo calmierato. Cosa che avrebbe inciso sul rendimento atteso da un simile investimento. A questa osservazione difensiva il giudice, nell'ordinanza, ha replicato: "il fatto che la vicenda "Pirellino - Torre botanica" fosse sfociata in un contenzioso amministrativo (...) (e in una successiva richiesta di risarcimento dei danni) non influisce in alcun modo sulle considerazioni sino ora rassegnate, poiché la vertenza non riguarda profili attribuibili al giudizio della commissione per il paesaggio, bensì il ben diverso aspetto dell'imposizione di una quota di Ers (edilizia residenziale sociale)" al grattacielo.

La prima “mazzetta”
La prima presunta tangente, sotto forma di parcella per una consulenza, Giuseppe Marinoni, all'epoca presidente della Commissione paesaggio, la avrebbe incassata dopo meno di tre mesi dalla sua nomina nell'organismo del Comune di Milano. Lo ricostruisce sempre il gip nell'ordinanza, ripercorrendo il caso "piuttosto eloquente" della "pratica" di un progetto immobiliare in via Palizzi. Fu quella la "prima in ordine temporale, tra quelle rientranti nel patto corruttivo", si legge nel provvedimento. A fronte di "un iter che pendeva dal 2020", e che aveva ricevuto dalla Commissione parere contrario, "il 17 marzo 2022 veniva dato parere sospensivo". Poi, "proprio lo stesso giorno" veniva "concretizzata l'iscrizione di Giuseppe Marinoni", che era stato nominato al vertice della Commissione il 28 dicembre 2021, "nel libro paga di J+S", la società di ingegneria dell'ex manager Federico Pella, finito anche lui ai domiciliari ieri. Quel giorno di marzo, infatti, ci sarebbe stata la "dazione 'fatturata'" di 30.500 euro, annotata dallo stesso Marinoni in un "file excel" coi compensi, trovato nel suo pc. Dopo quella presunta mazzetta "il corso della pratica si sbloccava, ricevendo parere favorevole" e "senza alcuna apparente modifica al progetto", nella seduta del 14 luglio, presieduta da Marinoni.
I ricorsi al Riesame
Alessandro Scandurra, l'architetto e componente della Commissione paesaggio del Comune di Milano, sciolta lo scorso aprile, ha già impugnato il provvedimento con cui ieri il gip Mattia Fiorentini lo ha posto agli arresti domiciliari nell'ambito dell'indagine sulla gestione dell'urbanistica. Il ricorso, da quanto si è appreso, è stato depositato stamane da Giacomo Lunghini, il legale del professionista che chiede la revoca della misura. Come è stato già scritto in una memoria depositata al giudice lo scorso 23 luglio durante l'interrogatorio preventivo, la difesa contesta sia i gravi indizi sia il pericolo di reiterazione del reato. Anche il patron di Bluestone Andrea Bezziccheri ha già formalizzato, tramite l'avvocato Andrea Soliani, l'istanza contro l'ordinanza con cui il giudice ha disposto, solo per lui, il carcere.
Anche Eugenio Bono, l'avvocato di Giuseppe Marinoni, farà ricorso al Riesame per chiedere la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari. “È sereno e determinato a dimostrare di non essere parte di alcun sistema corruttivo", fa sapere il legale. Sulla stessa linea del ricorso anche i legali di Tancredi e Catella, entrambi ai domiciliari.