Bergamo - Immaginate di scendere dall’aereo, mettervi diligentemente in fila per un taxi, attendere il vostro turno e poi sentirvi dire che la destinazione scelta non è raggiungibile, mentre chi è dietro di voi passa avanti. Come reagireste? La disavventura è capitata pochi giorni fa a due uomini australiani appena atterrati a Orio al Serio. Dovevano recarsi per lavoro a Treviolo, località bergamasca non lontana dallo scalo intitolato a Caravaggio, ma hanno dovuto aspettare l’ottavo taxi prima di caricare le valigie e montare in auto. Quelli precedenti avrebbero rifiutato la corsa perché la meta non era Milano, da dove proviene larga parte delle auto bianche in servizio nell’aeroporto orobico. Non sarebbe un caso isolato, quello accaduto ai due manager “aussie”, ma un problema quotidiano che, oltre a disagi alla clientela, genera tensioni tra i conducenti meneghini e quelli locali, i primi molti più dei secondi. A raccontarlo è uno di quest’ultimi, mettendo faccia e nome. Francesco Grillo ha infatti girato un video per documentare il disservizio. “Niente Milano? Allora niente corsa: è davvero molto triste”, dicono i due businessmen alla telecamera del cellulare. Anche perché ci troviamo all’interno di un bacino di traffico - quello del sistema aeroportuale lombardo che annovera 46 comuni e oltre 5.400 operatori - regolato con norme speciali dalla Regione e costantemente monitorato.

"Spesso mi trovo ad ascoltare lamentele di persone che devono andare in località vicine all’aeroporto - spiega Grillo - e che vengono scartate dai tassisti. Sono quelli che già arrivano da Milano e che vogliono tornare immediatamente nel capoluogo con il cliente a bordo senza interessarsi alla fila che ha dovuto fare per arrivare alla prima posizione”. E non sempre è cosa di pochi minuti, anzi. E non sempre chi atterra a Orio deve dirigersi a Milano, anzi. Ci sono turisti diretti a Bergamo, famiglie che rientrano a casa, dirigenti in viaggio di lavoro in provincia e passeggeri costretti a raggiungere altri scali del Nord Italia. “Diciamo che la metà va altrove”, prova a calcolare il tassista bergamasco che ne fa una questione di sostanza e di diritto. Perché se vero che i taxi milanesi possono gravitare su Malpensa e Orio per garantire la copertura del servizio, non è contemplato invece che possano rifiutare destinazioni diverse da Milano. La prestazione è infatti obbligatoria e può essere negata solo per motivi validi, come la mancanza di spazio o circostanze eccezionali, e non certo perché il tratto è breve o poco remunerativo.
“Per questo comportamento scorretto - puntualizza Grillo - è prevista una sospensione di almeno 30 giorni della licenza e in casi estremi anche una denuncia penale perché non è stato svolto il servizio pubblico richiesto”.

Ovviamente è una questione economica: il regolamento regionale fissa a 128 euro la tariffa da Orio al Serio a Milano (qualunque zona) e viceversa, molto di più quanto costerebbe un viaggio fino a Treviolo, per esempio, col tassametro acceso. E un autista milanese che accompagna un cliente al “Caravaggio” ha tutta la convenienza a tornare in città con un passeggero a bordo. “Tutto questo però non può diventare una discriminante per i viaggiatori che devono raggiungere Bergamo e altre località della provincia - conclude Grillo - senza contare che così si incentivano i clienti a chiamare concorrenti privati”. Come Uber. Scelta che i due australiani hanno preferito scartare, aspettando 40 minuti il taxi disponibile. Ma tempo e pazienza qui sono merce rara.