AN.GI.
Cronaca

Urbanistica a Milano tra chat e sospetti, la difesa dell’ex assessore Tancredi: “Non ho mai seguito obiettivi privati”

Depositato il ricorso per chiedere la revoca dei domiciliari. Corruzione e conflitto d’interesse le contestazioni più gravi a suo carico

L’ex assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi

L’ex assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi

Milano – Nel tempo che separa la sentenza del gip dalla fissazione della udienza del Riesame i sei imputati per i quali è stata disposta la custodia cautelare stanno lavorando alle difese con i loro legali. L’ex assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi, ai domiciliari da giovedì, “intende dimostrare fino in fondo che non ha agito per il suo interesse, ma solo ed esclusivamente per l’interesse del Comune e della collettività”.

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Tancredi si dice “tranquillo”, sta leggendo le carte del provvedimento che ha disposto per lui i domiciliari e lo ha portato alle dimissioni ed è convinto di poter replicare, affermando la sua estraneità alle contestazioni, quella di corruzione e di conflitto di interessi, le più sostanziose.

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Il cantiere di Scalo House posto sotto sequestro in una foto di archivio

Il suo legale, Giovanni Brambilla Pisoni, venerdì, un giorno dopo la pronuncia ha formalmente depositato il ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la revoca della misura disposta dal gip Mattia Fiorentini. Oltre a lui, hanno già impugnato il provvedimento Giuseppe Marinoni, il numero uno della Commissione Paesaggio e Alessandro Scandurra, il suo vice.

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La commissione Paesaggio di Palazzo Marino, si è sciolta lo scorso aprile, Andrea Bezziccheri, il patron di Bluestone, è, invece, il solo a essere finito in carcere per via di altri precedenti, in particolare il “caso“ del palazzo nel cortile di piazza Aspromonte. Anche Manfredi Catella, il ceo a cui sono state revocate le deleghe di Coima, sta preparando con i suoi legali la linea difensiva. Il suo ricorso contro l’ordinanza dei domiciliari dovrebbe essere depositato entro la fine della prossima settimana, mentre quello di Federico Pella, ex manager di J+S, è atteso per lunedì o martedì prossimi.

I giudici del Riesame dopo aver ricevuto tutti i ricorsi, fisseranno l’udienza. La decisione dei giudici dovrebbe arrivare dopo Ferragosto: ci sarà solo il dispositivo con riserva di deposito delle motivazioni.

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Stando alle carte dell’inchiesta per Marinoni il ruolo di vertice nella Commissione è “stata l’occasione aurea - sono le considerazioni della Procura richiamate dal gip - per portare avanti i progetti su cui da anni si appuntavano i suoi studi, volti alla realizzazione nel territorio di Milano di imponenti interventi urbanistici (sui Nodi e le Porte Metropolitane, ndr.) omettendo di farlo apparire ed agendo in modo da conferirvi una veste di ufficialità e di interesse pubblico”.

Avrebbe incarnato “un caso tipico della cosiddetta cattura del regolatore, termine anglosassone coniato per designare attività di lobbying e fenomeni corruttivi”. E questo, è l’ipotesi dei pm e della Gdf condivisa nel provvedimento, “in forza del suo accesso privilegiato a decisioni politiche”, dei suoi contatti “con la Regione, a cui presta consulenza per la proposta di legge urbanistica e dei suoi “rapporti non istituzionali con l’assessore”. Con “la creazione di legami informali tra politici e imprese, alimenta quella ”spirale“ in cui il lobbismo si mescola a operazioni che rasentano la corruzione.

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Negli atti dell’inchiesta, coordinata dai pm marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici e dall’aggiunta Tiziana Siciliano, sul “mercimonio della funzione pubblica” nell’urbanistica milanese, si ritrova spesso un altro espediente messo in campo dai protagonisti della “spartizione” delle aree edificabili. Lo strumento per portare avanti “strategie, investimenti e guadagni” per i quali si muovevano i “soci in affari” Marinoni e Federico Pella, ex manager della J+S - sulle varie operazioni immobiliari era sempre lo stesso: giustificare gli interventi “con l’interesse collettivo”.

E ancora un altro escamotage avrebbe riguardato la scrittura dei verbali della Commissione, che dava il via libera o bocciava i progetti. Erano formulati “in maniera involuta e oscura, tanto che, per comprenderne il significato, si rendeva necessaria un’interpretazione autentica da parte di uno dei commissari che aveva partecipato alla decisione”. Dall’interrogatorio preventivo di Pella, che ha negato le accuse come tutti gli altri, sarebbe arrivato, poi, un “riscontro” all’accordo “corruttivo” tra il manager e il funzionario comunale, a cui avrebbe preso parte anche Tancredi.