
Filippo Maria Borsellino, portavoce e capofila del comitato "Famiglie sospese"
Milano, 31 luglio 2025 – Il comitato che riunisce gli acquirenti delle case comprate nei cantieri bloccati a Milano dopo le inchieste sull'urbanistica sta valutando l'idea di una class action. Lo ha annunciato il portavoce del comitato "Famiglie sospese, vite in attesa”, Filippo Borsellino, durante un incontro che c’è stato questa mattina in via Valtellina 38, ai piedi di Scalo House, uno dei cantieri posti sotto sequestro dalla Procura di Milano. "È una delle idee che stiamo valutando, stiamo riflettendo per tutelarci nella miglior maniera possibile e ringrazio gli avvocati che si sono offerti di aiutarci gratuitamente", ha anticipato Borsellino, anche lui uno degli acquirenti colpiti dai sequestri, in particolare quello di luglio 2024 e relativo alle Residenze Lac a Baggio, affacciate su un laghetto e fra il verde del parco delle Cave.

Vertice a Palazzo Marino
Domani, peraltro, una delegazione del comitato incontrerà nuovamente il sindaco Giuseppe Sala a Palazzo Marino. "Ci aspettiamo un momento in cui ci possano dire delle soluzioni alla nostra situazione" ha detto al riguardo. Questo pomeriggio il comitato sarà sentito dalla Commissione Casa della Regione Lombardia. La richiesta del comitato alle istituzioni è la creazione di un tavolo di lavoro "pubblico e di aggiornamento su quanto fatto e le conseguente prospettive nelle prossime settimane. Un confronto che garantisca aggiornamenti regolare e restituisca certezze e normalità a migliaia di cittadini".

"Non possiamo più aspettare”
A questo scopo, ha spiegato Borsellino, "siamo stati contattati da alcune associazioni di categoria nei giorni scorsi", Aspesi, Assoedilizia e Unione Artigiani Milano, "e insieme abbiamo deciso di rivolgere un appello alle istituzioni, sia al sindaco Sala sia all'assessora Scavuzzo che al ministro Salvini, per chiedere un tavolo di confronto affinché Milano possa riprendere a lavorare e a sbloccare la situazione, ovviamente nel rispetto delle indagini – ha spiegato Borsellino –. Noi desideriamo che venga fatta luce su quanto successo e che chi ha sbagliato paghi. Non è solo una questione economica, ma anche di tempo. Molti di noi infatti hanno fatto presente anche il problema del tempo, cioè di persone che non possono aspettare anni, ci sono persone che hanno 75 anni e magari a fine processo non sanno se saranno ancora qui", ha aggiunto il portavoce delle oltre 4500 famiglie riunite nel comitato.

La sentenza della Cassazione
Intanto da Green Stone, costruttore titolare del cantiere di Scalo House, fanno sapere che continuano le interlocuzioni con il Comune di Milano per costruire una proposta condivisa da sottoporre alla Procura. L'auspicio è che gli avanzamenti fatti in diversi incontri tecnici con l'amministrazione Sala non subiscano rallentamenti estivi.
Sulle richieste di dissequestro peserà tuttavia la presa di posizione della Corte di Cassazione, che ad aprile con una sentenza destinata a fare scuola ha confermato il sequestro proprio delle Residenze Lac a cui aveva fatto ricorso la società costruttrice (francese) Nexity, ribadendo un principio – che, se mai ce ne fosse stato bisogno, in virtù del pronunciamento degli ermellini è destinato a fare giurisprudenza – secondo cui per edifici con altezze superiori ai 25 metri, come quelli previsti nel progetto Lac, non è possibile ricorrere alla semplice Scia (la Segnalazione certificata di inizio attività).
In questi casi, è obbligatorio un piano attuativo, ovvero un iter più complesso, che prevede valutazioni ambientali, una pianificazione urbanistica integrata e il coinvolgimento degli organi comunali. In altre parole, un’attenta valutazione delle ricadute paesaggistiche e dell’impatto su un determinato territorio o quartiere che costruzioni di questo tipo possono avere.