
Il virus del West Nile in una provetta nel laboratorio per studiarlo
Milano, 4 agosto 2025 – Una milanese di 38 anni che ha gestito la malattia a casa e una 66 enne pavese ricoverata e in condizioni non gravi: si ferma qui, in base all’ultimo bollettino regionale, il conto lombardo dei casi di febbre West Nile in quest’estate 2025 in cui il virus “del Nilo occidentale”, ma ormai endemico anche da noi (in Lombardia ci conviviamo da un decennio, ha ricordato il direttore generale del Welfare Mario Melazzini), sta spaventando l’Italia centro-meridionale.
Cos’è la West Nile
La West Nile Disease (WND) è provocata dall’omonimo virus che si trasmette attraverso la puntura delle zanzare, soprattutto del genere Culex, la nostra “comune”. Il serbatoio sono gli uccelli selvatici, i mammiferi più colpiti sono i cavalli (che non contribuiscono alla diffusione del virus) e gli umani nei quali, tuttavia, gran parte delle infezioni è asintomatica: solo il 20% dei contagiati sviluppa la febbre, che in rari casi diventa neuro-invasiva degenerando in encefalite, meningo- encefalite o paralisi flaccida. L’incubazione va da 2 a 14 giorni dopo la puntura (fino a 21 nelle persone immunodepresse), non esiste una cura specifica (la terapia si limita ai sintomi) né un vaccino: l’unico modo per difendersi è proteggersi dalle zanzare con abiti, repellenti, zanzariere, insetticidi e larvicidi ed evitando o trattando i ristagni d’acqua dove depongono le uova.

La situazione in Lombardia
“I lombardi possono stare tranquilli”, ha rassicurato Melazzini. In effetti, anche se il “periodo caldo”, tra agosto e settembre, è appena cominciato, con due infezioni registrate a fine luglio nella nostra regione il bilancio provvisorio è uguale a quello di un anno fa; e il 2024 si chiuse con 41 casi di WND (solo uno d’importazione) e 3 decessi in Lombardia. Ben 28 contagiati erano nel territorio dell’Ats Val Padana (Cremona e Mantova) a fronte di 6 tra Milano e Lodi, 4 a Pavia, uno ciascuna nelle Ats Insubria, Montagna e Brescia. Dei 41 casi, 14 furono individuati con i controlli rigidi che si fanno ai donatori di sangue, sei per la febbre e 21 perché avevano sviluppato sintomi neuro-invasivi. Nel 2023 era andata assai peggio: di West Nile s’ammalarono 115 lombardi (sempre concentrati per tre quarti tra Milano, Lodi, Cremona e Mantova) e i morti furono 13.
Le altre arbovirosi
Non è l’unico sorvegliato, il West Nile, in un’Italia “tropicalizzata” dal cambiamento climatico, che favorisce la proliferazione degli insetti e dei virus che trasmettono. Tra gli otto monitorati 2025 ci sono l’Usutu, simile al West Nile per il vettore (la zanzara comune), la Dengue, la Chikungunya e lo Zika trasportati invece da zanzare Aedes come la “tigre” che in Italia abbiamo dal 1990, il Toscana Virus (lì isolato per la prima volta negli anni ’70) che sfrutta i pappataci, la Tbe o encefalite da zecche (l’unica per la quale abbiamo un vaccino) e anche Oropuche, comparso nel nostro continente l’anno scorso (anche in Lombardia, fu diagnosticato all’ospedale Sacco a due persone tornate dal Brasile e da Cuba) ma solo per importazione dato che l’insetto vettore, tale Culicoides Paranensis, ancora non ci è arrivato.

La mappa a fine luglio 2025
Al 28 luglio in Lombardia erano stati confermati 23 casi di Dengue, tutti d’importazione: 14 nel Milanese, due ciascuna nelle Ats di Brescia, Bergamo e Val Padana, uno ciascuna per Pavia, Insubria e Brianza. Poi nove casi di Chikungunya parimenti importati (3 nel Milanese, due ciascuno per Varese-Como e Bresciano, uno nella Bergamasca e uno in Val Padana), e uno di Toscana virus (Tosv), autoctono, scovato dall’Ats Metropolitana.
Le contromisure
Vero è che il West Nile è più pericoloso della Dengue, che in Lombardia non ha provocato morti né l’anno scorso, con 103 infezioni di cui 15 autoctone nel Bresciano, né nel 2023 (nonostante 117 casi di cui una quarantina nel focolaio del Basso Lodigiano), così come le altre arbovirosi monitorate. Il contenimento del virus si basa su un sistema di sorveglianza anche degli uccelli selvatici, dei cavalli (come “sentinelle”) e degli insetti-vettore, catturati con un centinaio di trappole senza luce ad anidride carbonica distribuite nelle aree ad alto rischio; ma anche negli aeroporti di Malpensa, Linate e Orio al Serio, per raccogliere uova e identificare eventuali nuove specie che dovessero atterrare da noi.