
A destra, una zanzara di tipo Culex pipiens: è la più comune in Europa e il principale vettore del virus West Nile
Milano – Il virus West Nile torna a preoccupare in Italia e in Lombardia, costringendo le autorità sanitarie a disporre misure restrittive per le donazioni di sangue. In Lombardia, sei province sono finite nella lista nera del Centro Nazionale Sangue: Milano, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Varese.
Una decisione che coinvolge complessivamente altre 25 province italiane: Bologna, Caserta, Ferrara, Forlì-Cesena, Frosinone, l'Aquila, Latina, Lecce, Lecco, Modena, Napoli, Novara, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Torino, Treviso, Udine, Venezia, Verona.
Cosa cambia per i donatori
Chi ha soggiornato anche solo una notte nella stagione 2025 in una di queste province dovrà sottoporsi al test Nat (Nucleic acid testing) oppure accettare una sospensione temporanea di 28 giorni prima di poter donare sangue ed emocomponenti. Il test Nat è un esame di biologia molecolare che rileva la presenza del materiale genetico del virus nel sangue del donatore, garantendo una diagnosi precoce anche quando il virus è presente in quantità minime, prima ancora che si manifestino i sintomi.
Questa misura precauzionale nasce dalla necessità di prevenire la trasmissione del virus attraverso le trasfusioni, uno dei rari ma documentati mezzi di contagio alternativo alla puntura di zanzara. Il West Nile può infatti trasmettersi attraverso trasfusioni di sangue, trapianto di organi e, più raramente, da madre a figlio durante la gravidanza.
Come si trasmette il West Nile
Il virus West Nile, scoperto nel 1937 in Uganda e arrivato in Italia nel 1998, si trasmette principalmente attraverso la puntura delle zanzare comuni (Culex pipiens), la specie più diffusa in Europa. Non esiste contagio diretto da persona a persona, il che rende le zanzare l’anello di congiunzione principale nella catena di trasmissione.
“Alcuni uccelli selvatici e anche le nostre zanzare sono serbatoi di trasmissione del virus”, spiega il virologo Fabrizio Pregliasco. “Si tratta di una malattia non facilmente controllabile legata al cambiamento climatico e all’aumento del caldo. Anche un sottovaso nel balconcino a Milano può replicare e diffondere il virus”.

Dopo quanti giorni compaiono i sintomi della West Nile
La maggior parte delle persone infette (circa l’80%) non sviluppa sintomi. Quando presenti, spiega l’Istituto superiore di sanità, i sintomi si manifestano dopo un periodo di incubazione che varia tra 2 e 14 giorni. Questi includono: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.

I sintomi gravi, che includono encefalite e disturbi neurologici, si verificano in meno dell’1% dei casi ma possono essere letali, soprattutto negli anziani e nelle persone immunocompromesse. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su 1.000) il virus può causare un’encefalite letale”.
Il monitoraggio della West Nile in Lombardia
In Lombardia la situazione è sotto stretto controllo. Tra il 9 e l’11 luglio sono state registrate quattro infezioni autoctone nelle province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova, ma solo in gruppi di zanzare e animali. Nessun caso umano è stato finora rilevato, a differenza del Lazio dove il bilancio negli ultimi giorni conta già tre morti – l’ultimo martedì in Campania – e 44 contagi accertati.
Le autorità regionali hanno intensificato la sorveglianza attraverso il monitoraggio sistematico delle popolazioni di zanzare e degli animali sentinella, principalmente uccelli selvatici che fungono da serbatoio naturale del virus.
Prevenzione: l’unica arma
Non esistendo vaccini né terapie specifiche, la prevenzione rimane l’unica strategia efficace. L’uso di repellenti, indumenti a maniche lunghe, zanzariere e l’eliminazione dei ristagni d’acqua sono le misure più importanti per ridurre il rischio di punture. La gestione delle donazioni di sangue rappresenta quindi un tassello cruciale nella strategia di contenimento, garantendo la sicurezza del sistema trasfusionale nazionale in un contesto di crescente diffusione del virus legata ai cambiamenti climatici.