
L’ombra di uno sconosciuto già nella relazione del medico legale: armi e scarpe, una lesione è anomala. Nel 2009 la consulenza di Stasi: due persone per trasportare il corpo. I carabinieri nel 2020: ipotesi correo.
GARLASCO (Pavia)L’ombra di una presenza sconosciuta, un complice dell’assassino di Chiara Poggi. Inizia ad aleggiare subito dopo il delitto. Mai più di un’ombra, in assenza, finora, di riscontri genetici e soprattutto di tracce sulla scena del delitto. Una presenza invisibile che, tuttavia, non ha mai smesso di proiettarsi sulla storia senza fine dell’omicidio di Garlasco.
Già Marco Ballardini, il medico legale, consulente della procura di Vigevano, che esegue l’autopsia, nella sua relazione rileva una "lesione ecchimotico-escoriata" sulla parte anteriore della coscia sinistra della vittima, che "sembra assumere un carattere ‘figurato’, corrispondente ad un calpestamento violento mediato dal tacco o dalla punta di una scarpa". Da osservare che sono sprovviste di tacco sia le scarpe marca Frau, taglia 42 (attribuite ad Alberto Stasi), suole a pallini insanguinate che si stampano sul pavimento, sia le Lacoste color bronzo, numero 41, che lo studente bocconiano indossa quel 13 agosto 2007. Una lesione ‘’strana“, che si differenzia da quelle prodotte, scrive il medico legale, dall’"utilizzo ripetuto di uno strumento ‘pesante’, vibrato con notevole forza": l’azione martellante, spietata del corpo contundente brandito dall’assassino, che fa del capo della vittima il suo unico bersaglio.
Nel febbraio del 2009 il professor Francesco Avato, consulente medico legale della difesa di Alberto Stasi, deposita una relazione di 104 pagine che ripropone la figura di un complice. Avato si chiede se il trasporto del cadavere in posizione bocconi, con gli arti inferiori rivolti verso l’ingresso dell’abitazione e il capo rivolto, invece, verso il tinello (come si deduce dalle tracce di sgocciolatura), del peso di circa 55-60 chili, "potesse essere stato eseguito da unica persona ovvero da una pluralità di soggetti. Chi scrive ritiene che tale trasporto richiedesse per essere eseguito l’attività di almeno due persone. È, quindi, da ipotizzare che una persona sostenesse gli arti inferiori ed un’altra persona provvedesse a sollevare il tronco, ad esempio mediante presa bimanuale ascellare (ciò che rende ragione della doppia filiera di gocciolature tra loro intervallate da area sostanzialmente immune da macchie)".
Tredici anni dopo l’omicidio ecco ricomparire il fantasma di un altro killer. Il 7 luglio 2020 i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano firmano una informativa, trasmessa alla procura di Pavia, dove si segnalano ‘’anomalie’’ nell’inchiesta che ha portato alla condanna di Stasi e viene richiamata la figura di Andrea Sempio, già prosciolto una prima volta, nel 2016, dal giudice per le indagini preliminari di Pavia. "Fermo restando – scrivono gli investigatori milanesi – gli elementi a carico di Stasi, bisognerebbe quantomeno prendere in considerazione la presenza di un correo". La figura evanescente ma inquietante di un secondo assassino è tornata a riproporsi. Ai magistrati pavesi è sufficiente qualche giorno per scacciarla. Il gip Pasquale Villani archivia il procedimento nato dall’esposto, presentato il 23 giugno, con cui l’avvocata Laura Panciroli, all’epoca difensore di Stasi, chiedeva la riapertura del procedimento nei confronti di Sempio.
Il decreto del gip porta la data del 30 luglio. L’archiviazione è stata chiesta il giorno prima dal procuratore aggiunto Mario Venditti, che ha ritenuto la presenza di una seconda persona in casa Poggi "del tutto inverosimile", "in totale assenza di sue tracce, tracce peraltro non rinvenute né nel disimpegno (quello che dà accesso alle scale dove viene rinvenuto il corpo di Chiara e al bagno, ndr), né in altre parti dell’abitazione, né sui mobili e le suppellettili".