STEFANO ZANETTE
Cronaca

Delitto di Garlasco, oggi il secondo round di test. Prosegue la caccia al Dna (e il duello fra le parti): cosa succederà

Si torna negli uffici della scientifica all’interno della questura di Milano: da concludere ancora il lavoro preliminare dei periti

Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi

Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi

Garlasco, 19 giugno 2025 – Continua la caccia al Dna. Oggi tra la spazzatura col Fruttolo, ma ancora sulle impronte, per poi affrontare la valutazione sull’utilizzabilità del profilo genetico estratto dai margini ungueali. Per procedere successivamente alle comparazioni, se ci sarà qualcosa di comparabile.

Devono infatti ancora entrare nel vivo le operazioni peritali iniziate martedì, che proseguono oggi, giovedì 19 giugno, negli uffici del Gabinetto di polizia scientifica della Questura di Milano, per l’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia e disposto dalla Gip Daniela Garlaschelli nelle riaperte indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 13 agosto 2007.

I periti incaricati dal Gip, Denise Albani e Domenico Marchigiani, continueranno il lavoro ‘peliminare’ non concluso martedì sui reperti recuperati giovedì scorso tra la caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano e l’Istituto di Medicina legale di Pavia, sempre alla presenza dei consulenti e dei legali delle parti interessate (Procura, difesa dell’indagato Andrea Sempio, del già condannato Alberto Stasi e della famiglia Poggi). Dopo i primi esiti di martedì, dai quali non è emersa la presenza di sangue sui fogli di acetato delle impronte analizzate, tra cui la numero 10 sulla parte interna della porta d’ingresso, Marzio Capra, tra i consulenti per la famiglia Poggi fin dal 2007, ieri ha stigmatizzato l’utilità concreta di queste ulteriori analisi: “La visione diretta dei reperti, in uno con le metodiche prescelte di analisi, ha di fatto smorzato qualsiasi possibile, e a mio parere immotivato, entusiasmo o meglio, falsa speranza”.

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“L’incidente probatorio – dice invece l’avvocata Giada Bocellari, che difende Stasi col collega Antonio De Rensis – non può andare né bene né male. Può darci dati in più, per capire quello che è successo quella mattina. Noi non abbiamo tesi precostituite. Abbiamo la speranza che si possa trovare qualcosa di utile, ma la prova scientifica va poi contestualizzata, articolata. Un risultato è comunque un risultato, l’esito non sarà né una vittoria né una sconfitta, se positivo o negativo è un dato che serve comunque per capire. Mi dispiacerebbe solo se non uscisse niente, con dato come neutro”.

Sulle impronte l’Obti test è stato eseguito solo sul materiale residuo dopo il prelevamento dai fogli di acetato dei campioni principali che dovranno essere processati in laboratorio alla ricerca di Dna. “Per l’impronta 10 – spiega ancora la legale di Stasi – ho chiesto che si facesse un’ulteriore caratterizzazione di sangue anche sul campione principale. Anche se l’impronta non è né di Sempio né di Stasi, va approfondita. E vedremo se sarà trovato del Dna”. Non solo sulle impronte ma anche tra la spazzatura, sul Fruttolo o sul tè freddo. “La realtà – ammette senza troppe speranze l’avvocata Bocellari – è che la spazzatura è stata tenuta a temperatura ambiente per 18 anni, c’è ancora anche il residuo di banana”.

Al momento non sarebbero già iniziati i prelievi di Dna dalle altre persone da comparare. “Sarà utile acquisirli – conferma Bocellari – se e solo se l’analisi dei reperti ci restituirà qualche risultato da comparare. Attendiamo la caratterizzazione genetica”.