
Giorgio Ortolani coordina la Nidil Cgil Ticino Olona Il sindacato si occupa di precari e atipici
Corbetta, 16 settembre 2025 – Il meccanismo, denunciato ieri da una lettera aperta di lavoratori che nel 2024 sono stati impiegati per 11 mesi con contratti di somministrazione dalla Magneti Marelli di Corbetta, si è tradotto in una perdita secca di oltre 1.200 euro corrisposti invece ai dipendenti diretti, negando il “principio che dovrebbe uniformare qualsiasi contrattazione ‘a parità di lavoro, parità di guadagno’”. Perdita economica dovuta, secondo la Nidil-Cgil, al “combinato disposto” di due fattori: un accordo sindacale che vincolava il pagamento del premio di produzione annuale alla presenza in azienda fino al primo dicembre 2024 e la scelta della storica ditta specializzata nelle forniture per l’industria automobilistica di interrompere le missioni il 30 novembre 2024 al personale somministrato, escamotage per evitare quello scatto temporale indispensabile per ricevere il bonus.
“Riteniamo che questo modo di agire sia profondamente ingiusto non solo nei nostri confronti – scrivono i lavoratori – ma di tutti coloro, somministrati e lavoratori a termine, che hanno lavorato in Marelli o in aziende dove i premi di risultato non vengono erogati in base alla attività lavorativa svolta”.
È solo l’ultimo caso, emerso in grosse industrie del Milanese, di disparità di trattamento fra dipendenti diretti dell’azienda e lavoratori inquadrati con contratti di somministrazione, assunti dalle agenzie per il lavoro e inviati nelle aziende utilizzatrici, che per legge dovrebbero ricevere lo stesso trattamento e la stessa retribuzione.
“Spesso la parità di trattamento viene bypassata dalle agenzie e dalle aziende utilizzatrici con vari sistemi”, spiega Giorgio Ortolani, coordinatore della Nidil Cgil Ticino Olona, sindacato che rappresenta lavoratori precari, con contratti atipici e partite Iva. “Visto che assumere un dipendente in somministrazione costa di più all’utilizzatore che assumerlo direttamente – sottolinea – a volte si riducono i costi non indicando chiaramente alcuni elementi della retribuzione derivanti da accordi integrativi”.
Si limano quindi gli stipendi, creando una sacca di lavoratori di serie B, “giocando“ su premi di produzione attraverso accordi sindacali che penalizzano i precari, scatti di anzianità, livelli e bonus, in una generale carenza di trasparenza e di informazione nei confronti di lavoratori abituati a passare da un’azienda all’altra e spesso a firmare più contratti nell’arco di un anno. Una galassia in aumento anno dopo anno, visto il sempre più largo ricorso a questa forma contrattuale che consente alle aziende di far fronte a picchi di lavoro senza dover assumere direttamente.
L’11% degli avviamenti al lavoro avviene ormai tramite contratti di somministrazione. In Italia ogni mese sono in media circa 500mila i somministrati, di cui quasi 150mila assunti a tempo indeterminato dalle agenzie per il lavoro e oltre 350mila a tempo determinato. Un terzo, circa 150mila, sono in Lombardia. Restringendo lo sguardo alla Città metropolitana e alla provincia di Monza sono oltre 74mila, impiegati nei settori più disparati e spesso per tempi brevissimi. Sul totale dei contratti attivati nel 2024 il 57% aveva una durata da 1 a 30 giorni, il 18,9% aveva una durata da 31 a 90 giorni: circa il 32% dei contratti attivati hanno avuto una durata inferiore ai 4 giorni. Tutto questo si ripercuote anche sulla sicurezza sul lavoro.
“Visto che il contratto della somministrazione consente alle agenzie per il lavoro di scaricare obblighi relativi alla sorveglianza sanitaria e alla formazione sulla sicurezza all’azienda utilizzatrice – prosegue Ortolani – spesso l’azienda utilizzatrice ritarda l’adempimento di tali obblighi che dovrebbero precedere l’applicazione lavorativa del dipendente accampando diverse scuse: magari il lavoro non gli piace e il lavoratore se ne va; oppure il contratto è breve, quindi perché devo spendere risorse?”.
Per questo sono decine le vertenze aperte, anche in multinazionali e colossi dell’industria italiana. Un’azienda del Milanese, secondo i calcoli della Nidil, grazie alla disparità di trattamento nei confronti di circa 200 somministrati è riuscita a ottenere risparmi per oltre un milione di euro dal 2014: numeri che rendono l’idea della posta in gioco. Alcune imprese, come in questo caso, si mettono in regola. Altre reagiscono con il silenzio.
Una svolta è arrivata lo scorso 22 luglio, con la firma del Contratto collettivo di lavoro Somministrazione dopo una lunga trattativa. L’auspicio è che non resti solo sulla carta l’impegno messo nero su bianco per garantire “più diritti e tutele” e “maggiori strumenti per la parità di trattamento e la continuità occupazionale”.