GIULIANA LORENZO
Cronaca

Iliass Aouani, il maratoneta ingegnere: dalle case popolari di Ponte Lambro al bronzo ai Mondiali di Tokyo

Nato in Marocco nel 1995, cresciuto nella periferia di Milano e laureatosi (due volte) negli Stati Uniti, l’atleta 30enne racconta la sua favola e dedica la medaglia al papà che lavora in cantiere: “Spero che la mia storia possa essere di ispirazione per molti”

Iliass Aouani sfoggia tricolore e medaglia di bronzo (Fidal)

Iliass Aouani sfoggia tricolore e medaglia di bronzo (Fidal)

Milano – È un ragazzo di periferia Iliass Aouani ma allo stesso tempo è cittadino del mondo e soprattutto è italiano. Il maratoneta cresciuto a Ponte Lambro, bronzo ai Mondiali di Tokyo 2025, ha tagliato il traguardo con le mani rivolte al cielo, in segno di rispetto e preghiera rivolta ad Allah e con tanto di bandiera italiana sulle spalle. La sua è una storia di integrazione, di multiculturalità, di culture che esistono, coesistono e si sposano perfettamente.

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Il maratoneta Iliass Aouani posa con la medaglia di bronzo conquistata ai Mondiali di Tokyo

La medaglia conquistata dopo un anno in cui si è anche laureato campione continentale a Lovanio: “Arriva dal nulla, dalle case popolari di Ponte Lambro – ha detto dopo essere giunto all’arrivo - e spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti: quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c’è di tutto: momenti di delusione in cui volevo mollare, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l’ho fatta”.

Chi è

Il maratoneta, classe 1995, è nato in Marocco a Fquih Ben Salah, dove ha vissuto solo due anni e poi ha raggiunto il padre che già viveva in terra lombarda. I primi anni li ha trascorsi con la famiglia vicino a Cascina Gobba, in un appartamento piccolo, prima del trasferimento proprio nel quartiere di Ponte Lambro. Lì, ancora oggi vivono i suoi cari e l’azzurro quando torna (ormai risiede a Ferrara dal 2021, dove si allena con Massimo Magnani) riabbraccia i luoghi della sua infanzia. Zone degradate in cui ha raccontato più volte, spesso per strada, si trovavano siringhe e in cui in passato ha anche provato a giocare a calcio, per poi abbandonare il pallone e cominciare a correre al Parco Enrico Mattei (ex Centro Sportivo Snam) a San Donato.

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Iliass Aouani e l'esultanza al 42esimo chilometro raggiunto: terzo posto ai Mondiali di Tokyo

Ingegnere negli Usa

Nel frattempo, ha conseguito una doppia laurea in ingegneria negli Stati Uniti (a Syracuse nello stato di New York, dove ha ottenuto la triennale in ingegneria civile e quella magistrale in ingegneria strutturale) perché l’atletica, mai troppo amata dai suoi genitori, non poteva essere solo il Piano A. Eppure, alla sua famiglia e a quel padre che non era troppo convinto che lo sport fosse la strada giusta, ha dimostrato che la corsa poteva e può essere il presente e il futuro su cui costruire qualcosa e con cui portare in alto i colori italiani.

La battaglia

Aouani è fiero di essere lombardo e allo stesso tempo delle sue origini. Ha faticato per quel posto in Nazionale, ha dovuto aspettare di compiere la maggiore età per ottenere la cittadinanza e ha lottato e lotta con tanti detrattori. A marzo 2023, il suo record italiano nella maratona, in 2h07:16 (poi “rubatogli” da Yeman Crippa) venne oscurato da commenti razzisti a cui però rispose a tono difendendo la propria identità. “La mia missione – scrisse su Instagram - è quella di lasciare un impatto attraverso lo sport, insegnare che la diversità è una ricchezza e senza di essa non avremmo celebrato le ultime medaglie d’oro olimpiche, insegnare che una persona va giudicata dallo spessore del suo pensiero e comportamento e non dalla provenienza del suo nome o dalla quantità di melanina nella pelle”. E così l’ingegner Aouani va diritto, salta gli ostacoli, gli infortuni, le mancate convocazioni, come quella ai Giochi di Parigi 2024. “Al quindicesimo chilometro affioravano voci della mia parte oscura che mi vuole far mollare – ha detto sempre dopo il bronzo di Tokyo - però le ho messe subito a tacere. Intorno a metà gara, a uno spugnaggio, ho perso una delle due lenti a contatto ma mi sono detto che poteva bastarmi un occhio. Sono entrato nello stadio ed è stato bellissimo”. Tempo fa, proprio dopo il primato italiano, sulla sua pagina Facebook, scrisse: “Grazie ai miei genitori, all’ammirevole sacrificio di mio padre, alle preghiere notturne di mia madre, a quello che mi hanno insegnato e trasmesso. Nulla di quello che potrei mai fare li ripagherebbe quanto meritano”. E forse questa volta ci si è avvicinato, portando Ponte Lambro lì dove non era mai stato. Orgoglioso della sua storia, ha conquistato quella che per l’Italia è la quarta medaglia della rassegna, la prima nella maratona dopo il bronzo di Stefano Baldini nel 2003.