LUCA BALZAROTTI
Economia

Gli stipendi degli operai bruciati dal caro-casa, l’allarme delle imprese: “Non troviamo più manodopera”

In nove province lombarde almeno un terzo della retribuzione è destinato alla spesa dell’alloggio. Milano, Como, Bergamo, Brescia e Varese tra le più colpite. Lo stop alla mobilità frena le assunzioni

Operai al lavoro in una foto di archivio

Operai al lavoro in una foto di archivio

Milano – Un terzo dello stipendio di un operaio viene bruciato dall’affitto della casa. “Un’incidenza elevata che contribuisce a spiegare la difficoltà per molte imprese di trovare lavoratori”, osserva Giordano Apostoli, presidenza di Cna Brescia. Qui, in una delle aree più manifatturiera della Lombardia, secondo l’elaborazione dell’Area studi e ricerche di Cna su dati dell’Agenzia delle Entrate, l’impatto del canone di locazione mensile sul reddito lavorativo raggiunge il 32,2%: 559 euro su una busta paga netta di 1.735 euro. “Il caro-affitti ostacola la mobilità interna, rendendo ancora più complicato far incontrare domanda e offerta di lavoro”, sottolinea la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Secondo l’ultimo bollettino di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, tra agosto e ottobre le imprese bresciane prevedono 31.930 assunzioni, ma il 50,5% sarà di difficile reperimento. “Calmierare gli affitti di mercato favorirebbe la mobilità interna – spiega Apostoli – e, con essa, lo sviluppo delle imprese”.

Come a Brescia, in altre otto province della Lombardia l’incidenza dell’affitto sulla retribuzione netta supera o si avvicina al 30%. Tra il 2019 e il 2023, infatti, i canoni liberi registrati nei nuovi contratti di locazione dalla Agenzia delle Entrate sono aumentati del 19,7%, superando di quasi cinque punti la crescita dei redditi da lavoro dipendente (+14,1%), già impoveriti dal carovita dei beni alimentari e dell’energia. Lo squilibrio più accentuato si registra in provincia di Milano, dove il 65,8% dello stipendio di un operaio (1.705 euro) serve a pagare l’affitto mensile (1.122 euro). Nel Comasco si sfiora la metà: la stessa retribuzione viene decurata di 761 euro (44%) per il canone di locazione. Nella Bergamasca la busta paga sale a 1.746 euro, ma di questi 674 euro vanno destinati all’alloggio (38,6%). Le incidenze più alte si trovano proprio nelle aree lombarde con maggiore vocazione manifatturiera: a Varese, dove la retribuzione media arriva a 1.750 euro, il 35,7% deve essere destinato all’affitto; a Lecco, la provincia in cui gli operai sono pagati di più (1.811 euro), 568 euro vanno alla casa (31,4%) , mentre a Lodi, penultima per valore di retribuzione netta (1.690 euro), l’incidenza è del 30,4%.

Vicini alla soglia di un terzo dello stipendio sono il Pavese (28,6%) - 479 euro su 1.675 euro, il reddito più basso in Lombardia - e le province di Mantova (28,4%) - 481 euro su 1.693 - e Monza (27,3%): un operaio richiesto dalle imprese brianzole riceve 1.734 euro al mese ma ne perde 473 in affitto. Solo Cremona e Sondrio riescono a ridurre l’incidenza a un quarto del reddito lavorativo (24,8%): nel Cremonese la retribuzione media è di 1.720 euro a fronte di canoni di locazione mensili degli alloggi di 427 euro. In Valtellina si scende a stipendi di 1.719 euro e affitti di 426.