
Samuele Spadea, 66 anni nel rimorchio dove ha creato il suo monolocale
Milano – “Inviati!”. Sono le 16.13 di ieri quando sullo smartphone appare questo messaggio. Il mittente è Samuele Spadea. Il riferimento è ai suoi documenti personali. Samuele li ha appena inviati via mail a Fondazione Progetto Arca. E così facendo, attraverso Fondazione Progetto Arca e grazie a Fondazione Progetto Arca, ha avviato le procedure per ottenere la residenza fittizia a Milano. Proprio quello che desiderava da un anno, quello che da un anno a questa parte aveva chiesto agli sportelli e agli uffici comunali. Ma invano.

Una storia, questa, che abbiamo raccontato il 17 agosto. La storia di un uomo di 66 anni, trasferitosi dalla Calabria a Milano per frequentare le elementari, che vive della propria pensione e che si è trovato senza residenza a causa della separazione dalla moglie, della contestuale estromissione dallo stato di famiglia, ma anche per i costi degli affitti in città: proibitivi per la sua pensione.
Lui, però, deve restare a Milano perché è seguito dall’ospedale Sacco per l’artrite reumatoide (malattia cronica e degenrativa) e dal Monzino per i problemi al cuore. Ha un’invalidità dell’85%. Così decide di trasformare il rimorchio di un camion, fermo in una strada di periferia, in un monolocale, un vero e proprio monolocale di 17,5 metri quadrati. Lo arreda con una piccola cucina e un lavandino per le stoviglie, un piatto doccia e un letto, posa piastrelle sul pavimento e fissa ventilatori sul tetto o alla parete.
Un uomo che per sua stessa ammissione non è mai stato “uno stinco di santo”, ma che ha sempre saputo rimboccarsi le maniche. Un uomo al quale, però, tutto diventa precluso senza un residenza: impossibile partecipare ai bandi per le case popolari, impossibile avere un medico di base, impossibile candidarsi a qualsiasi misura di welfare. Pure l’assicurazione auto o il contratto per la scheda telefonica diventano un problema senza una residenza.
Da qui le sue richieste. E ieri la svolta. L’inizio, si spera, di un’altra storia. Ad attivarsi sono stati innanzitutto Alberto Sinigallia e Mohamed Hamad, nell’ordine il presidente e il responsabile accoglienza della onlus Fondazione Progetto Arca, che una volta ricevuti i documenti ha avviato la procedura con il Comune perché a Samuele sia riconosciuta la residenza fittizia in via Fantoli 28/6, sede di uno dei centri di accoglienza dell’associazione, il più grande di tutti. “Siamo in contatto con Progetto Arca per la residenza fittizia – spiega anche Lamberto Bertolè, assessore comunale al Welfare –. Ci sarà un colloquio con lui, come previsto in questi casi”.
Samuele, in via Fantoli, avrà la sua casella di posta ma, soprattutto, come detto, un indirizzo-perno per tutte le richieste di accesso al welfare. Non è finita, però. Da metà dicembre potrà avere una casa vera. Potrà trasferirsi in un vero appartamento, in uno degli appartamenti gestiti dall’associazione Seneca, l’organizzazione di volontariato presieduta da Roberta Garbagnati che offre un tetto agli over 65 a basso reddito o in difficoltà. L’appartamento nel quale potrà trasferirsi Samuele è in via Scanini, nel quartiere di Baggio. È uno dei 6 attualmente in fase di ristrutturazione. I lavori finiranno, appunto, per metà dicembre. Se una svolta è stata, è e sarà possibile, lo si deve soprattutto al tempestivo attivarsi di Sinigallia, di Hamad, di Fondazione Progetto Arca e dell’associazione Seneca. E alla capacità di queste onlus di lavorare insieme, di fare rete. “Sono felice, eccome” dice Samuele in serata.
“La residenza fittizia è stata una bella conquista, la si deve agli avvocati di strada, ed è uno strumento fondamentale per assicurare servizi e welfare ai senza fissa dimora – spiega Sinigallia –. È uno strumento pensato per i senzatetto e deve continuare ad essere dedicato soprattutto a loro, non ad altri. E tutti si stanno muovendo perché torni ad essere così”. In questi anni, infatti, è successo che a richiedere la residenza fittizia siano stati soprattutto studenti fuori sede, affittuari in nero o occupanti abusivi: a loro si deve più dell’80% delle 12.500 richieste presentate a Milano negli ultimi 5 anni, come ha fatto sapere l’assessore Bertolè.
“La storia di Samuele Spadea – conclude Sinigallia – fa parte di una realtà sommersa che, in quanto tale, si fa fatica a vedere ma che nelle grandi città come Milano coinvolge migliaia di persone. Progetto Arca gestice in città 180 appartamenti per persone indigenti, 20 centri di accoglienza e 4 supermercati sociali. Nel complesso ospitiamo ogni giorno 1.800 persone e ogni giorno prepariamo cinquemila pasti. Il sociale è fondamentale e funziona se si fa rete, è prezioso il lavoro di squadra tra le associazioni, il Comune, la Regione, le Aler, MM e i media”.