
Una veduta di San Siro
Milano, 16 settembre 2025 – La trattativa su San Siro si è conclusa. La delibera della Giunta comunale sulla vendita dello stadio Meazza e dell’area limitrofa a Milan e Inter dovrebbe essere approvata già domani, al massimo giovedì.
La vicesindaco con delega alla Rigenerazione urbana Anna Scavuzzo ieri a Palazzo Marino, poco prima dell’ora di pranzo, ha messo le carte in tavola davanti ai vertici di Milan e Inter, dal presidente rossonero Paolo Scaroni alla manager nerazzurra di Oaktree Katherine Ralph. Compartecipazione comunale al progetto ridotta da 36 a 22 milioni di euro (come anticipato dal Giorno). Prendere o lasciare. Le due società, per ora, hanno preso tempo. Non si può parlare, dunque, di accordo già siglato. Anzi le dirigenze dei club fatto trapelare che esprimeranno il loro parere definitivo solo dopo che la delibera sarà approvata in Consiglio comunale: la prima seduta potrebbe essere giovedì 25 settembre o lunedì 29 settembre.
Le tappe
Ma ripartiamo da capo. Dopo un dialogo serrato con il segretario del Pd Alessandro Capelli e con il gruppo consiliare dem, avviato a inizio settembre, Scavuzzo ieri ha fatto sapere ai club che la Giunta inserirà nella delibera una compartecipazione comunale al progetto di Diavolo e Biscione non più di 36 milioni di euro (l’ipotesi pre-pausa estiva), ma di 22 milioni di euro. Dunque 14 milioni di euro in meno a carico di Palazzo Marino: si tratta della cifra inizialmente prevista per la compartecipazione comunale alla demolizione e rifunzionalizzazione del Meazza.
Sì, perché il progetto da 1,2 miliardi di euro dei club prevede la realizzazione di un nuovo stadio da 71.500 posti nell’area attualmente occupata da parcheggio di San Siro e dal Parco dei Capitani e, appunto, la demolizione parziale della Scala del calcio (resteranno solo Curva Sud e parte della Tribuna Arancione) per lasciare spazio a negozi, ristoranti, museo delle squadre e verde fruibile. Un obiettivo, quest’ultimo, che porterà vantaggi economici alle due società, ma non al Comune, che ha provato a convincere, senza successo, Milan e Inter a ristrutturare il Meazza. Risultato finale: la Giunta comunale, coerentemente rispetto a quanto ripetuto dal sindaco Giuseppe Sala prima della pausa estiva (“neanche un euro del Comune per la demolizione dello stadio”), ha deciso di eliminare i 14 milioni di euro di compartecipazione su demolizione e rifunzionalizzazione.

Il compromesso
Palazzo Marino, dunque, alla fine ha previsto di limitare l’esborso economico per San Siro a 22 milioni di euro: 12 milioni di euro per l’abbattimento e il rifacimento del tunnel Patroclo (60 milioni il costo totale) e 9,6 milioni per le bonifiche dei terreni che saranno lasciati a verde e torneranno di proprietà del Comune al termine dei lavori (ma la cui manutenzione sarà in capo alle due società).
La prima opera è considerata un’infrastruttura viabilistica che migliorerà il traffico all’interno del nuovo quartiere. La seconda riguarda terreni che resteranno di proprietà comunale, come detto. Quindi l’esborso complessivo di 22 milioni è considerato nell’interesse pubblico. Compromesso accettabile. Almeno per la Giunta Sala. Anche perché la richiesta iniziale del Pd milanese alla Scavuzzo, anche lei dem, era di azzerare la compartecipazione comunale al progetto.
Compromesso accettabile anche per Milan e Inter? Si vedrà. I club, come raccontato all’inizio, si sono riservati di esprimere un parere. Posizione apparsa strana e ambigua a qualche esponente di Palazzo Marino. Una domanda, infatti, sorge spontanea: i club potrebbero far saltare un’operazione da 1,2 miliardi di euro perché il Comune ha preteso di non sborsare 14 milioni di euro per demolire e rifunzionalizzare il Meazza? Difficile da pensare.
Eppure, finché non ci saranno l’approvazione della delibera non solo in Giunta – passaggio scontato – ma anche in Consiglio comunale – i numeri dei consiglieri della maggioranza di centrosinistra favorevoli alla delibera non sono ancora chiari – e, naturalmente, il via libera di Milan e Inter, l’operazione San Siro resta in bilico.