MASSIMILIANO MINGOIA
Politica

San Siro, Sala sceglie la linea soft: “In caso di bocciatura non mi dimetterò, quasi chiusa la trattativa con i club”

Il sindaco: “Nessuno sconto a Milan e Inter, solo compartecipazione del Comune alle spese per il progetto. Delibera in Giunta la prossima settimana. Rimpiango Moratti e Berlusconi, i fondi pensano al business”

Il sindaco Giuseppe Sala e, a destra, tifosi a San Siro

Il sindaco Giuseppe Sala e, a destra, tifosi a San Siro

Milano, 4 settembre 2025 – Torna a parlare in pubblico dopo oltre un mese e svaria a tutto campo sul caso San Siro.

Spiega che non sono previsti “sconti” per Milan e Inter ma solo “compartecipazioni alle spese” del progetto del nuovo San Siro. Assicura che nel caso in cui la delibera sul nuovo stadio e sulla rifunzionalizzazione del Meazza non fosse approvata in Consiglio comunale non si dimetterebbe (“assolutamente no”). Conta di chiudere l’accordo con i club “nei prossimi giorni” per poi approvare la delibera in Giunta “la settimana prossima o quella successiva” e poi sottoporla all’esame delle commissioni e del Consiglio comunale.

Il sindaco Giuseppe Sala rompe il silenzio dopo la pausa estiva e si concentra sulla trattativa per cedere l’attuale stadio e l’area limitrofa a Milan e Inter, pronte a realizzare un nuovo stadio da oltre 70mila posti e a demolire parzialmente e rifunzionalizzare il Meazza. Le parole del primo cittadino, pronunciate ieri a margine della cerimonia in ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa in piazza Diaz, arrivano dopo il vertice di martedì tra la vicesindaco Anna Scavuzzo e i vertici del Pd.

Un incontro da cui è emerso che il Comune è pronto a venire incontro a Milan e Inter per un massimo di 36 milioni di euro. In particolare 12 milioni per l’abbattimento e il rifacimento del tunnel Patroclo (60 milioni il costo totale); 14 milioni per la parziale demolizione e rifunzionalizzazione del Meazza; 9,6 milioni per le bonifiche dei terreni che saranno lasciati a verde e torneranno di proprietà del Comune al termine dei lavori (ma la cui manutenzione sarà in capo alle due società).

Non si tratta di sconti sul valore dello stadio e dell’area che Palazzo Marino ha chiesto alle società rossonera e nerazzurra – 197 milioni di euro, una valutazione fissata dall’Agenzia delle Entrate – ma di una compartecipazione del Comune alle spese che i club dovranno sostenere per realizzare il progetto San Siro. “Lo sconto è pari a zero – afferma Sala –. C’è una compartecipazione alle spese che deriva o da quello che dice la legge sulle bonifiche o da nostre richieste sullo spostamento dello stadio”.

Eppure, prima della pausa estiva, il sindaco aveva detto più volte che il Comune non avrebbe sborsato neanche un euro per la demolizione del Meazza. L’accordo, invece, prevede una compartecipazione di 14 milioni di euro. Cosa è successo? “In un caso o nell’altro, è sempre nel rispetto della legge – replica il numero uno di Palazzo Marino –. Ma non ci sarà nessuno sconto. In ogni caso, dal progetto di San Siro, il Comune incasserà 170-180 milioni di euro”. Ma la valutazione dell’Agenzia delle Entrate non è di 197 milioni di euro? “Sulle bonifiche ci sarà una compartecipazione dei costi da parte del Comune, lo stiamo ancora discutendo – precisa Sala –. Ma il progetto porterà vantaggi alla città e al quartiere di San Siro. Sulla destinazione dei fondi ottenuti da Milan e Inter, sarà il Consiglio comunale a esprimersi, se approverà la cessione dello stadio ai club”.

Già, manca ancora il sì del Consiglio comunale. La maggioranza di centrosinistra non è compatta. Ci sono sei consiglieri contrari – i dem Giungi e Pantaleo, i verdi Monguzzi, Gorini e Cucchiara, l’ambientalista Fedrighini – e più di uno incerto, dal capogruppo della lista Sala Fumagalli fino ai consiglieri del Pd Turco, Vasile e Romano. Approvazione in bilico. Sala ne è consapevole, ma tira dritto: “Se mi dimetterei nel caso in cui la delibera su San Siro non venisse approvata? Assolutamente no”.

Una posizione che sembra un parziale dietrofront rispetto alla linea dura pre-pausa estiva, quando lo staff del sindaco faceva sapere che in caso di stop a San Siro Sala era pronto a dimettersi. Indietro tutta, linea soft. “Un sindaco si deve dimettere se c’è una decisione che mina il funzionamento del Comune. Ad esempio, se non viene approvato il bilancio. Non di fronte a una delibera su San Siro”.

Le ultime parole del sindaco sono una stoccata ai fondi americani che gestiscono Inter e Milan: “Molti di noi possono rimpiangere Moratti e Berlusconi ma per le attuali proprietà il calcio non è passione ma occasione di business. Noi, comunque, andremo avanti”.