GABRIELE MORONI
Cronaca

Mille firme per Renato Vallanzasca: “È malato, muoia da uomo libero”

Tino Stefanini con Cico Monopoli era nella banda del ’bel Renè’. Ora chiedono la grazia a Mattarella. La petizione online, l’appello: “Non è presente a se stesso: che senso ha tenerlo in detenzione?”

Renato Vallanzasca ha oggi 75 anni

Renato Vallanzasca ha oggi 75 anni

Milano – Quasi un migliaio di firme raccolte in poco tempo con una petizione su change.org. Ma a Tino Stefanini non bastano. “A settembre riprenderò le mie dirette del lunedì su Tik Tok e rilancerò l’appello ai miei 5.370 followers. Chiederò altre firme, tante altre ancora, da presentare al presidente Mattarella perché conceda la grazia a Renato. Sono sicuro che arriveranno”. Quasi settantatré anni, quasi mezzo secolo passato vagabondando in una quarantina di carceri per decine di rapine (“per fare la bella vita”) e un omicidio, con le parentesi di due evasioni, Tino (all’anagrafe Alfredo Santino) Stefanini è con Renato Vallanzasca e Osvaldo (Cico) Monopoli uno dei tre superstiti della banda che negli anni ‘70 e ‘80 imperversò a Milano e non solo.

“La situazione di Vallanzasca è quella di una persona malata, gravemente malata, che ha smarrito la memoria, vive in uno stato di demenza, che non riesce più a parlare e a stare in piedi. Mi auguro che dopo cinquantaquattro anni di galera possa morire da uomo libero e non da detenuto. È un uomo malato e non ha senso tenerlo in detenzione”. Nel novembre dello scorso anno Vallanzasca è stato trasferito dal carcere di Bollate a una Rsa, nel Padovano, che si occupa di malati di Alzheimer e di demenza. “Di Renato ho notizie solo indirette ma tutte mi confermano, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto siano serie le sue condizioni. Prima di Natale io e Cico, attraverso il suo avvocato, abbiamo presentato una istanza per andare a trovarlo. Non abbiamo ricevuto risposta”.

Oggi Stefanini è un uomo placato e pacato che vive a Milano, nella casa popolare, al Gallaratese, ereditata dalla madre. Regolati i conti con la giustizia, scaduto lo scorso settembre anche l’affidamento ai servizi sociali, vive il suo tempo senza le difficoltà di tanti ex detenuti che faticano a riprendere in mano la vita. Lo sostiene la pensione di invalidità totale. Il format su Tik Tok si chiama Malamilano official, come il brand di linea di abbigliamento lanciata con alcuni soci, mille t-shirt subito ‘’bruciate’’ al debutto. L’aperitivo del mezzogiorno. Il fratello, il figlio, il dolce mestiere di nonno. I libri nei quali si è raccontato. La passione per la cucina. Poi c’è l’Inter e quando gioca in casa l’appuntamento è al baretto di San Siro, sotto la curva nord, storico ritrovo degli ultras nerazzurri.

“Non rimpiango il passato. Ci ho riflettuto e posso assicurare che anche Renato lo ha fatto, quando era ancora lucido. Penso a cose che si potevano evitare, altre mi procurano dispiacere. Era una vita così. Non la rifarei. Quando sono andato dentro ero ancora un ragazzo. Adesso, quando posso, cerco di mettere in guardia i giovani”. “Ho ancora una battaglia da combattere, questa per Renato. È la più importante. Per me e per Cico è un fratello. Saperlo in quelle condizioni ci fa molto male. Le chiacchiere di qualche giustizialista non m’interessano”.