
Vola in Borsa. L’ad: ora abbiamo un vantaggio sull’Asia
A suo modo la guerra commerciale scatenata da Donald Trump l’ha già vinta. Di più: Seco, 800 dipendenti e sedi nella provincia di Arezzo, non solo non pagherà i dazi reciproci, ma potrà crescere sul mercato statunitense. La rivincita della piccola azienda sui giganti del mercato. Specie se asiatici. "Con l’accelerazione del processo di trasformazione digitale negli Stati Uniti, la possibilità di offrire soluzioni ad alte prestazioni e competitive nei costi rafforza la nostra proposta di valore rivolta a clienti e partner", sottolinea Massimo Mauri, ceo della società, leader globale nelle soluzioni di Edge computing e nella digitalizzazione di prodotti e processi industriali. "Questo sviluppo – continua – consolida il nostro posizionamento strategico e sostiene la traiettoria di crescita di lungo periodo in Nord America". A salvare i prodotti dell’azienda toscana dalla scure del 15%, la classificazione sotto il codice HTS nella lista di esenzioni previste nell’Executive Order del 31 luglio scorso del governo Usa. I prodotti di Seco rientrano nell’elenco perché considerati strategici. "Sono il cuore di un certo tipo di tecnologia innovativa applicata a soluzioni per la mobilità e i trasporti, per le infrastrutture, per la sicurezza", precisa. "Tutto ciò che è innovazione a livello industriale è strategico". Lo è, in questo caso, anche la presenza nel mercato americano. "Siamo in forte crescita: di oltre 30 punti percentuali anno su anno. L’importo del fatturato realizzato degli Usa rappresenta il 15 per cento di quello totale del gruppo".
Il fatto di essere risparmiati dai dazi reciproci farà crescere il volume d’affari della società che, quotata in Borsa, ha ieri guadagnato il 12,4% dopo l’apertura di Wall Street ed è tornata sui massimi degli ultimi 12 mesi, toccando quota 2,8 euro per azione. "I principali nostri competitor sono asiatici – osserva ancora il ceo – Quindi svantaggiati dalla politica dei dazi".
Il resto lo fa il dna di questa realtà, che conta 800 dipendenti nel mondo – 300 concentrati sulla Ricerca e Sviluppo – cinque impianti produttivi (due dei quali ad Arezzo) e centinaia di clienti bluechip leader dei rispettivi settori. E che crede molto nei giovani. "Continuiamo ad assumere talenti, perché consente di essere sempre competitivi. La nostra strategia è focalizzata sulla tecnologia di frontiera". Seco realizza prodotti hardware e soluzioni software per la digitalizzazione delle produzioni dei suoi clienti. Questo anche abilitando l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sui diversi dispositivi. "Serviamo a livello globale oltre 450 clienti in diversi settori: medicale, fitness, wedding, trasporti, automazione industriale, energia e difesa".
Ma che dicono alla Seco del braccio di ferro dell’Ue sui dazi? "Penso – risponde Mauri – che attendere possa tradursi in un vantaggio competitivo per le soluzioni europee rispetto a quelle asiatiche. Se l’attuale situazione dovesse cristallizzarsi, credo che nel settore dell’alta tecnologia le aziende europee potrebbero trarre beneficio dai dazi di Donald Trump". Posizione coraggiosa. "Se i dazi ridurranno i consumi e il Pil degli Usa, gli effetti potrebbero essere negativi per l’Ue. Ma se l’economia americana tiene e le richieste di prodotto pure, anziché dai cinesi nel settore della tecnologia ci si approvvigionerà in Europa. È un settore industriale sul quale l’Ue dovrebbe puntare per ottenerne il rilancio".