Milano, 26 agosto 2025 – Sale anche da Milano il grido di dolore di ristoratori contro il turismo “low cost” (che qualcuno, siamo certi, in contesti meno ufficiali definirà come “straccione”). A leggere però le lamentele di voci anche autorevoli rimaniamo, tanto per rimanere in tema food, con il bicchiere della convinzione mezzo pieno e mezzo vuoto. È vero, elevati costi di gestione e aumento dell’esborso per le materie prime pesano sicuramente sul bilancio degli esercenti, legittimati almeno in parte a storcere il naso di fronte a richieste di mezze porzioni o a commensali che non consumano nulla. D’altro canto va detto che lo stupore di fronte alla permanenza ormai endemica nel conto della voce “coperto” (spesso molto salato, seppur insapore) e la pretesa di una brocca di “tap water” (l’acqua di rubinetto) sono del tutto comprensibili nella clientela straniera. Forse è necessario venirsi incontro. Accoglienza, del resto, non è anche sinonimo di condivisione?
Editoriale e CommentoChi ha scoperto il coperto?