
Mamadou Touré
Lesmo (Monza e Brianza), 9 settembre 2025 – Dopo la notizia della tragedia il figlio maggiore è atterrato in fretta e furia dall’Inghilterra, dove studia. A casa, a Lesmo, ad aspettarlo, la mamma 37enne e i tre fratelli, due alle elementari, in seconda e in quinta e l’altro ragazzo di 17 anni. Per la famiglia di Mamadou Tourè, l’operaio originario della Guinea, ucciso sul colpo dalla leva di un tornio alla Gusmar di Monza, è il momento più difficile. Con loro parenti arrivati da tutta Europa.
Il manovale lavorava nella storica ditta di valvole da 25 anni, “era molto esperto”, dicono i sindacati pronti a lanciare una raccolta fondi per la famiglia rimasta senza sostegno. Il conto corrente verrà aperto in mattinata, un’iniziativa condivisa con il Comune. “Tantissima gente ci ha chiesto di poter fare qualcosa”, racconta la sindaca Sara Dossola.
L’inchiesta chiarirà le cause dell’incidente, ma gli affetti più cari della vittima vogliono “tutta la verità”. “Conosceva la macchina alla perfezione - sottolinea Pietro Occhiuto, segretario della Fiom-Cgil Brianza - mi ha colpito la compostezza ma anche la determinazione dei parenti: non si accontenteranno della solita fatalità di cui si parla in queste occasioni. I morti sul lavoro sono frutto di scelte, di una cultura che considera la sicurezza un ostacolo”. In fabbrica è stata organizzata un’assemblea “per stabilire anche altre iniziative di solidarietà per i figli”, aggiunge Francesca Melagrana (Fim Cisl) che ribadisce al necessità “di mettere al centro dell’agenda politica la tutela della vita dei lavoratori”.