Milano – Ore 12.30 di sabato, biglietteria del Duomo. Un uomo avanza verso gli sportelli: indossa un paio di jeans, una maglietta nera a maniche corte e una sciarpa tipo kefiah attorno al collo. In mano ha un depliant che illustra le bellezze della Cattedrale: vuole comprare un biglietto per le Terrazze. Forse l’addetto gli dice che per quel giorno non ci sono disponibilità; e lui, come un normale turista, tira fuori 18 euro e prende un ticket per il giorno dopo.

Primo pomeriggio di domenica, cambio di scena. Quella stessa persona ricompare in cima al Duomo: una telecamera lo immortala mentre sale le scale, stavolta con la sciarpa in testa per non farsi riconoscere o per ripararsi dal sole. Alle 13.40 supera la balaustra e si lancia nel vuoto.
Ecco le immagini delle ultime ore di Emanuele De Maria, il detenuto evaso da Bollate che prima ha assassinato la cinquantenne italo-cingalese Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya con cui aveva una relazione e poi ha tentato di uccidere il collega di lavoro Hani Nasr F.A.
Il suicidio del colpevole ha estinto i reati, ma non ha chiuso le indagini degli agenti della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia. Sì, perché il pm Francesco De Tommasi ha aperto un nuovo fascicolo per approfondire vari aspetti di una vicenda che presenta ancora lati oscuri. Il primo atto è l’acquisizione dell’intera documentazione che riguarda il recluso De Maria, che nel novembre 2023 è stato ammesso al lavoro esterno come receptionist dell’hotel Berna di via Napo Torriani.
Stando a quanto risulta, i report che hanno accompagnato la sua esperienza professionale nella struttura ricettiva in zona Centrale non hanno mai evidenziato anomalie; e d’altro canto i feedback dei responsabili dell’albergo sono sempre stati positivi, se è vero che sei mesi fa gli è stato proposto un contratto full time a tempo indeterminato.
Tuttavia, la Procura vuole capire se nell’ultimo anno e mezzo dietro il bancone dell’accoglienza qualcuno abbia colto eventuali segnali della pericolosità del trentacinquenne napoletano (che stava scontando 14 anni e 3 mesi per un altro femminicidio) e se in definitiva il suo comportamento sia sempre stato quello del detenuto modello tratteggiato nelle relazioni del carcere.
Tanto passa dalle parole che metteranno a verbale i colleghi del Berna. Hani Nasr, che verrà risentito nei prossimi giorni dalla polizia, ha detto domenica di aver visto Chamila appartarsi con De Maria e di averla messa in guardia, così come avrebbe fatto con altre lavoratrici dell’hotel.
Gli investigatori ascolteranno gli addetti della struttura ricettiva (in particolare una donna che potrebbe avere cose da raccontare) e i responsabili per verificare se abbiano mai intercettato atteggiamenti contrari alla condotta che il detenuto avrebbe dovuto tenere (liti o discussioni a cui qualcuno avrebbe fatto riferimento) e se De Maria abbia sempre rispettato le regole imposte dal permesso di lavoro all’esterno delle mura di Bollate.
Insomma, l’obiettivo è rintracciare possibili sottovalutazioni di alert che avrebbero potuto far scattare un campanello d’allarme. Il fatto che non più tardi del novembre 2024 il trentacinquenne sia stato presentato come un dipendente inappuntabile alla trasmissione “Confessione Reporter” fa pensare che De Maria non abbia mai sgarrato, ma gli accertamenti mirano a fugare ogni dubbio.
Così come va escluso che qualcuno abbia aiutato in qualche modo, seppur inconsapevolmente, il killer nelle ore passate tra il femminicidio di Chamila e il tentato omicidio di Hani: l’ipotesi della prima ora è che l’uomo abbia fatto tutto da solo, anche perché in città non poteva contare su alcun appoggio noto.