
Emanuele De Maria in due immagini tratte dal filmato di Confessione Reporter in cui viene intervistato
Milano, 11 maggio 2025 – “Il lavoro che svolgo io non oserei neanche definirlo come un lavoro, tanto lo faccio con passione”. Emanuele De Maria si mostra sorridente alle telecamere della trasmissione tv “Confessione Reporter”: in giacca e cravatta accoglie i clienti dell’hotel Berna di via Napo Torriani. L’immagine che ne esce, poco più di cinque mesi fa, è quella di un detenuto che sta cercando di pianificare la vita dopo il carcere: condannato a 15 anni per l’omicidio di una ventitreenne nel 2016 a Castel Volturno, il 35enne napoletano ha il fine pena fissato al 26 gennaio 2031.
Alla giornalista che lo intervista nel quattro stelle in zona Stazione Centrale, parla della reclusione senza speranza nel carcere di Napoli (a cui aveva accennato nel 2021 anche a un’associazione tedesca che si occupa di penitenziari) e della rinascita dopo il trasferimento nell’istituto alle porte di Milano.
I colleghi
"Mi sento molto accettato da parte di tutti. C’è un feeling molto positivo tra di noi", la frase sui colleghi. Una frase che, riletta oggi, assume tutt’altro significato, se è vero che ne ha quasi ucciso uno e che con ogni probabilità è stato l’ultimo a vedere un’altra dipendente dell’albergo, scomparsa nel pomeriggio di venerdì vicino al Parco Nord.
I primi accertamenti avrebbero fatto emergere il sospetto che i due abbiano una relazione, o che lui si fosse invaghito di lei: la donna era tra i contatti lasciati all’istituto penitenziario in caso di problemi.
L’ipotesi è che l’ultimo incontro, immortalato da una telecamera di viale Testi, sia finito in maniera tragica, visto che la 50enne cingalese Chamila Dona Wijesuriya non dà notizie di sé da due giorni.
L’omicidio e la “rinascita”
Il 31 ottobre 2016, De Maria ha ucciso la giovane tunisina Rached Oumaima nell’ex hotel Zagarella di Castel Volturno. Dopo il delitto, è scappato all’estero, per poi essere arrestato a gennaio 2018 nella cittadina tedesca di Weener, al confine con l’Olanda.
Il 29 novembre 2023, ha firmato un contratto a tempo determinato come receptionist del Berna; un anno dopo, il 12 novembre 2024, i responsabili della catena di alberghi gli hanno comunicato la decisione di assumerlo a tempo indeterminato.
Il copione da seguire
De Maria lavorava dal lunedì alla domenica per un massimo di 40 ore settimanali; in base al turno, poteva uscire dal carcere e rientrare un’ora e mezza prima e dopo gli orari di lavoro. Il detenuto era autorizzato ad avere con sé un cellulare e aveva un percorso predefinito da seguire per arrivare in via Napo Torriani: a piedi o in autobus fino a Rho Fiera, poi con la M1 a Cadorna e da lì il cambio sulla M2 per raggiungere la Centrale.
Dopo il mercoledì di riposo e il giovedì di ferie, De Maria avrebbe dovuto presentarsi al Berna alle 14.30 per coprire il turno fino alle 23.30. Non ci è mai arrivato, tanto che dall’hotel è subito scattata la segnalazione a Bollate.
A quell’ora, con ogni probabilità, l’uomo era in compagnia della collega Chamila, completamente fuori zona rispetto al tragitto imposto dalle prescrizioni del permesso di lavoro all’esterno: forse De Maria sapeva già che in carcere non ci sarebbe più tornato. Attorno alle 16, una telecamera l’ha ripreso alla fermata Bignami della M5. Da solo.