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De Maria libero di uccidere, aperto un fascicolo: al vaglio omissioni o sottovalutazioni nel percorso di recupero

Indaga la Procura di Milano, acquisite le relazioni del carcere di Bollate e anche documenti all’hotel Berna. Il 35enne era sempre stato definito un detenuto modello

De Maria libero di uccidere, aperto un fascicolo: al vaglio omissioni o sottovalutazioni nel percorso di recupero

Milano – La Procura di Milano sta effettuando verifiche, con l'acquisizione già compiuta di tutte le relazioni del fascicolo "trattamentale” del carcere di Bollate e con l'ascolto di testimoni, come alcuni colleghi di Emanuele De Maria, per accertare se ci siano state eventuali sottovalutazioni, omissioni o mancate segnalazioni nell'ambito del percorso del 35enne detenuto, che era stato ammesso al lavoro esterno e che in 48 ore, lo scorso fine settimana, ha ucciso la collega dell'hotel Berna Chamila Wijesuriye, ha tentato di uccidere un altro barista e poi si è tolto la vita gettandosi dalle terrazze del Duomo.

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Emanuele De Maria

Si tratta di una serie di verifiche, sempre coordinate dal pm Francesco De Tommasi - che ha aperto l'inchiesta per omicidio e tentato omicidio premeditati, ma che sarà archiviata per morte del reo - che saranno effettuate nell'ambito di un fascicolo autonomo. C'è da capire, da quanto si è appreso, se nel suo percorso di lavoro esterno nell'albergo ci siano stati dei segnali della sua pericolosità e se il suo comportamento non sia stato effettivamente quello del detenuto modello indicato nelle relazioni del carcere. Tra le persone da sentire, alcune anche già ascoltate, i colleghi dell'albergo e il datore di lavoro.

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Gli inquirenti intendono verificare tutto, ogni eventuale “falla”, se ci siano state liti o discussioni precedenti tra De Maria e il barista, poi ferito a coltellate. Liti di cui, pare, abbiano parlato alcuni colleghi. E se ci siano state eventuali assenze del 35enne durante gli orari di lavoro alla reception e se il datore di lavoro, poi, sia venuto a conoscenza di episodi 'negativi’ di De Maria e non li abbia segnalati al carcere.

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Il pm De Tommasi, tra l'altro, è il magistrato che ha chiesto il processo a carico di psicologhe, avvocata e consulente psichiatra nell'inchiesta 'Pifferi bis', ossia su una presunta manipolazione della donna che lasciò morire di stenti la figlia, per farla passare per affetta da grave deficit cognitivo. L'ultima relazione, acquisita dalla Procura, dell'equipe del carcere di Bollate su De Maria, che si è lanciato dalle terrazze del Duomo domenica, è datata 12 maggio, ossia ieri. Tutte le relazioni lo descrivono, in sostanza, come un detenuto modello, ma gli inquirenti vogliono capire se fosse effettivamente così, se non avesse lanciato dei segnali - sottovalutati od omessi - prima di arrivare a commettere un altro omicidio e un tentato omicidio.

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Documenti oggi sono stati acquisiti anche nell'albergo dove De Maria lavorava. Il telefono di De Maria, da quanto risulta, non è ancora stato trovato, come allo stato non si sa se il coltello usato per uccidere Chamila Wijesuriya e ferire Hani Nasr l'abbia preso nell'albergo. Nell'ambito del nuovo fascicolo saranno approfonditi anche quei buchi ancora rimasti nelle 48 ore di De Maria. Allo stato pare che non sia stato aiutato da altre persone e che sia sempre rimasto a vagare per la città.