
Da sinistra: Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico
Una catena di San’Antonio degli strozzini. Un meccanismo infernale per soffocare lentamente il debitore. Un passaggio di testimone da un cravattaro all’altro per spingere sempre più a fondo la persona che non riusciva a saldare. Del resto, era impossibile farlo a quei tassi folli: dal 365% all’803% annuo. È la storia di un imprenditore comasco, titolare di un’azienda specializzata nella trasmissione di avvenimenti sportivi, spinto da gravi problemi economici a chiedere soldi per non fallire. Il primo a cui si rivolge è Marco B., titolare di un distributore di benzina a Cislago: "Un giorno mi ha rivelato che poteva aiutarmi, prestandomi delle somme di denaro, che io avrei dovuto restituire con una percentuale in più del 10%". All’inizio, Andrea (nome di fantasia) riesce a onorare le scadenze, ma nel luglio 2022 B. gli presenta un’altra persona, Filippo Monardo: "Con il tempo ho capito che i due soggetti si conoscevano molto bene e ho sospettato che questa decisione di “farmi passare” da B. a Monardo fosse il frutto di un accordo tra di loro".
In totale, ricostruiranno i militari della Guardia di Finanza, l’imprenditore avrebbero dato a B. 432mila euro a fronte di un prestito di 393mila, con interessi pari al 365%. A Monardo e Giuseppe Orecchio, entrambi arrestati ieri nell’ultima tranche dell’indagine “Doppia Curva”, riuscì a ridare poco più di 7mila euro, a fronte di un prestito di 44mila euro con interessi pattuiti pari al 803% annuo. Non è finita. Sì, perché nell’ottobre 2023 Monaldo ha passato la palla ad Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima ’ndrina di Rosarno e condannato per associazione mafiosa, che in totale gli ha dato 36.500 euro, da rendere con un tasso pari al 401,50%. "Io ormai capivo di essere in una ragnatela – ha raccontato l’imprenditore –. Dovevo dargli i 23mila euro che nel frattempo era diventati 29mila, perché c’era l’Iva da pagare, ma non riuscivo a restituire tali somme".
All’epoca, Totò ’u Nanu aveva già scalato la Curva Nord, costituendo un triumvirato con Marco Ferdico (che ne aveva favorito il trasferimento dalla Calabria) e Andrea Beretta (che meno di un anno dopo lo avrebbe ucciso a coltellate). Al pari dell’ex capo Vittorio Boiocchi, assassinato sotto casa il 29 ottobre 2022 (su mandato di Beretta e Ferdico, si scoprirà in seguito), anche Bellocco inizia pian piano a sospettare di Berro e dei suoi affari legati al merchandising e al negozio "We are Milano". ’U Nanu e Ferdico sono convinti che Berro si tenga gran parte degli incassi per sé, non fidandosi dei conti presentati dal socio per rassicurarli.
Come già emerso nelle fasi precedenti dell’inchiesta, il 23 luglio 2024 Beretta viene convocato da Bellocco nella sua abitazione di Pioltello: "Guarda che ci sono dei miei parenti che ti vogliono parlare". All’incontro partecipano anche il quarantatreenne Domenico Sità (pure lui ammanettato ieri). I due dicono a Berro: "Guarda che non ci siamo, abbiamo fatto i conti, i conti non tornano, adesso lui si stacca da voi, si apre un negozio per conto suo!".
Beretta non ci sta: "Cosa stai dicendo? Il negozio è mio, il marchio l’ho registrato io... tu, poi noi gli accordi nostri sono che lui, solo lui di quella regione è con noi... tutto il resto, tutto questo circondario qua a me non interessa". La tensione sale. Sità, ricostruirà Beretta coi pm, è esplicito: "Sappiamo già che abiti a Gorgonzola, a Pioltello, sappiamo già tutto... sappiamo che i tuoi figli...". Il summit finisce così. Qualche settimana dopo, Berro verrà a sapere da "Bellebuono" che c’è un piano per ucciderlo.