NICOLA PALMA
Cronaca

Inchiesta curve: il gestore dei parking intorno allo stadio pagava la “tassa della tranquillità” agli ultras

Sette nuovi arresti dopo accertamenti sui business legati a San Siro: l’imprenditore Gherardo Zaccagni subì pressioni per passare quattromila euro al mese a Vittorio Boiocchi e Andrea Beretta. Il ruolo di Mauro Russo e di Giuseppe Caminiti

La Curva Nord, il settore occupato dagli ultras dell’Inter

La Curva Nord, il settore occupato dagli ultras dell’Inter

Milano, 6 maggio 2025 – “Un giorno, presso il ristorante Ribot, ci siamo incontrati io, Mauro Russo, Wally, tale Corrado (questi ultimi due appartenenti alla curva), Boiocchi, Pino Caminiti e Reiner. In questa occasione, mi è stato più o meno ventilato il seguente discorso: se volevo gestire i parcheggi dello stadio e non avere fastidi, avrei dovuto assumere qualche persona indicata da loro, cioè dalla curva nord, purché avesse i requisiti di buona condotta, nonché contribuire in qualche modo alle coreografie dello stadio”.

Ore 17.30 del 23 ottobre 2024, Gherardo Zaccagni racconta agli inquirenti il suo ingresso a ostacoli nel business dei posteggi di San Siro. Sono passate poco più di tre settimane dall’operazione di Squadra mobile e Guardia di finanza che ha smantellato i vertici del tifo organizzato rossonerazzurro e svelato nel cuore della Nord interista l’esistenza di una presunta associazione a delinquere che avrebbe favorito il clan di ’ndrangheta dei Bellocco.

L’ultrà-imprenditore

Le parole dell’imprenditore, che con la sua Kiss&Fly si era accaparrato la gestione del parking in zona Meazza (e non solo), fanno riferimento al periodo precedente all’avvento di “Totò ’u Nanu”: agli anni in cui in cima ci stava lo “Zio” Boiocchi, ossessionato dal denaro e dalla voglia di recuperare il quarto di secolo trascorso dietro le sbarre.

È lui a parlare di un personaggio che lo stadio lo bazzica da una vita, prima come leader della Nord negli anni Ottanta (con gli old school Nino Ciccarelli e Franco Caravita) e poi come deus ex machina del business dei parcheggi: è Mauro Russo, socio dal 2003 dell’ex capitano rossonero Paolo Maldini e dell’ex bomber nerazzurro Christian Vieri (entrambi completamente estranei all’indagine) nella società Go Old ’50 srl che ha creato il marchio “Sweet Years” e beneficiato del boom delle iconiche magliette bianche con un cuore rosso stilizzato.

Ieri il sessantaseienne, già perquisito ai tempi del primo tempo del blitz “Doppia Curva” come il fratello Aldo (cognato di Maldini), è finito ai domiciliari (altri sei sono stati arrestati nello stesso blitz), accusato di aver fatto leva sulla capacità intimidatoria di Boiocchi, del suo vice Andrea Beretta e di un uomo ritenuto vicino alla criminalità organizzata come Giuseppe Caminiti per costringere Zaccagni a consegnare 4mila euro al mese allo “Zio”, per un ammontare complessivo di 60mila euro in due anni.

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L’obolo alla Nord

“Si tratta di somme – ragiona il gip Domenico Santoro – che non avevano origine da alcun rapporto di dare-avere lecito tra Boiocchi e Zaccagni né allignavano in una qualche relazione lavorativa o commerciale”. Quei versamenti occultati “costituivano quindi una sorta di obolo che veniva versato agli apicali esponenti della Curva Nord da Zaccagni”. Un contributo, in estrema sintesi, “quale corrispettivo della tranquillità nella gestione del servizio”.

Un sistema collaudato in cui Caminiti gioca un ruolo determinante, con la sua capacità di tenere rapporti con i vertici del tifo organizzato: “È essenziale allo Zaccagni in quanto, oltre ad avergli a monte consentito di acquisire i parcheggi dello stadio, gli permette una tranquilla gestione del servizio in cambio di quello che appare quasi un costo d’azienda, una sorta di tassa per la tranquillità versata a Boiocchi e Beretta”, la conclusione del giudice sulla base della richiesta d’arresto dei pm Sara Ombra e Paolo Storari, costruita sulle informative degli investigatori della Squadra mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dei militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle.

Il ruolo di Caminiti

“Indubbiamente – ha messo ancora a verbale Zaccagni – io Caminiti l’ho assunto per fare argine nei confronti della curva: lui era per me l’interlocutore con la curva, che mi evitava problemi. A un certo punto, però, mi sono accorto che quelle che in prima consideravo millanterie effettivamente non lo erano, solo che ormai era troppo tardi. Caminiti comunque era estremamente introdotto nel mondo Inter, sia lato curva, sia lato società. Era in rapporti di estrema familiarità con Ausilio (Piero, ds dell’Inter, ndr), che si occupa di calciomercato, con Marotta (Giuseppe, presidente nerazzurro, ndr), con numerosi calciatori”. Detto che entrambi i dirigenti non sono coinvolti in alcun modo nell’inchiesta, resta il fatto che il cinquantacinquenne calabrese è stato prima il “cavallo di Troia” di Zaccagni e poi il garante con gli ultrà.

Negli atti, sono riportati anche colloqui tra i due in cui si parla di una presunta “mazzetta” da 5mila euro a un soggetto “non meglio identificato” della società Snai per il parcheggio dell’Ippodromo. L’imprenditore, interrogato sul punto, “ha negato la circostanza”, come riportato nella misura cautelare.