Nicola Palma
Cronaca

La Curva Nord dell’Inter non esiste più: leader, gruppi e striscioni, la ‘restaurazione ultras’ a San Siro

Dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi, Andrea Beretta e Antonio Bellocco imposero la consegna delle "pezze" e lo striscione unico. A sette mesi dall’operazione della Mobile, i gruppi ultras tornano indipendenti. "Ma rimarremo compatti e coesi"

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Erano le ultime vestigia di un’epoca tramontata definitivamente il 30 settembre 2024. La Curva Nord schierata dietro un unico striscione non esiste più, anche perché il simbolo che ne testimoniava l’esistenza è stato estromesso da San Siro subito dopo l’inchiesta "Doppia curva". Quel messaggio di compattezza, presentato come un cambiamento a lungo meditato dopo l’omicidio Boiocchi e lo svuotamento forzato del secondo anello verde, era stato lanciato dai nuovi plenipotenziari del tifo organizzato di fede interista come un modo per chiudere un periodo buio: "Un cambiamento che dovrà saldare i nostri ranghi e coinvolgere più gente possibile in questo nuovo corso".

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E invece le indagini di Squadra mobile e Dda hanno dimostrato che non era altro che una decisione calata dall’alto dal triumvirato composto da Andrea Beretta, Antonio Bellocco e Marco Ferdico per dimostrare di aver conquistato il potere. Un potere strappato a colpi di pistola, secondo le accuse, allo "Zio" Boiocchi, assassinato il 29 ottobre 2022 in via Fratelli Zanzottera. Lo dimostrano le intercettazioni, che hanno cristallizzato cosa accadde dopo il delitto di Figino: il tentativo degli Hammerskin di prendersi tutto, l’intervento del rampollo di ’ndrangheta "Totò ’u Nanu" e l’imposizione ai gruppi storici (Viking, Brianza, Boys) di consegnare le "pezze". "Mandami il pollice così quando è a posto gli striscioni... eh... sennò devo salire diversamente", il messaggio di Bellocco a Beretta. Il marchio "Curva Nord Milano 1969", identico a quello commercializzato nel negozio "We are Milano" di Pioltello, comparve il 4 gennaio 2023 per Inter-Napoli.

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Dopo gli arresti e lo stop ai vessilli riconducibili alla presunta associazione a delinquere messa in piedi nel cuore del Meazza, gli ultrà hanno ripiegato prima sulla scritta "Dal 1969... uniti, fieri mai domi", inaugurata il 27 ottobre 2024 per Inter-Juventus, e poi sullo slogan "Noi abbiamo l’Inter nel cuore". Ora la nuova svolta. Un ritorno all’antico, comunicato via social: "I gruppi della Nord comunicano la decisione di tornare a essere completamente indipendenti, senza più alcun tipo di raggruppamento sotto un’unica sigla o nome collettivo". Il motivo? "Questa scelta nasce dalla volontà di ristabilire con forza i valori fondanti del nostro movimento: militanza, aggregazione, appartenenza. Valori che nel tempo ci hanno resi unici e che devono continuare a rappresentare il cuore pulsante della nostra curva".

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Poi la risposta non richiesta a chi potrebbe pensare (e sono in tanti) che dietro la decisione ci siano idee molto divergenti sulla gestione della tifoseria, specie dopo il terremoto giudiziario che ne ha azzerato la catena gerarchica: "Pur non essendo più uniti da una sigla comune, rimarremo compatti e coesi, proseguendo fianco a fianco ogni attività per il bene dell’Inter e della nostra curva. L’unità vera non si misura da un nome scritto, ma dalla volontà di camminare insieme, con rispetto e identità condivisa". Addio a pagine social e siti web: "è fondamentale che si riparta dal concetto che la vita di curva non si segue dietro a uno schermo, ma si vive sul campo, allo stadio, nelle strade e nelle riunioni". Conclusione: "Nonostante divieti e repressione, abbiamo un futuro da difendere, da vivere e da costruire insieme". Stasera c’è Inter-Verona: si vedranno già i primi effetti della restaurazione?