
L'assessore comunale all'Urbanistica Giancarlo Tancredi e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala
MILANO – “Negli uffici il clima è pessimo, sconforto e terrore di ricevere da un giorno all’altro avvisi di garanzia. Ovvio che si tratta di un attacco politico che colpisce gli anelli deboli”. Il mittente del messaggio è proprio il “vertice“ di quegli stessi uffici, l’assessore comunale all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi. E il destinatario è il suo “capo“, il sindaco Giuseppe Sala, che gli aveva affidato quella delega così pesante, in una metropoli che dopo Expo anche e soprattutto sul mattone dei grattacieli ha costruito il mito del “place to be“. Il riferimento agli “anelli deboli”, messo nero su bianco nel messaggino: i funzionari degli uffici Urbanistica che – dopo l’inchiesta giudiziaria che dalla base si è man mano allargata fino a toccare i vertici amministrativi e politici del Comune – avevano il “terrore” (parole di Tancredi) di mettere la firma su documenti e progetti. Tanto da causare una “paralisi” dei cantieri, come denunciato da Sala stesso, che aveva confidato le sue preoccupazioni in più occasioni.
Non a caso l’assessore, stando a quanto emerge dalle chat in mano alla Procura, cerca soluzioni. “Martedì vado a parlare, inseme a Mandarano (Antonello, della Direzione Avvocatura, ndr) e Ciacci (Marco, ex comandante della Polizia locale, prima ancora capo della polizia giudiziaria della Procura, oggi responsabile del Comune per la direzione “Legalità e controlli” ndr), con il procuratore capo Viola sulle inchieste edilizie”, confida Tancredi al sindaco. “Dopo il tuo incontro facciamo il punto”, la risposta del primo cittadino. Nei giorni successivi l’ormai ex assessore Tancredi scrive a Sala per aggiornarlo: “Incontro con Viola (Marcello, procuratore capo, ndr) e Siciliano (Tiziana, magistrata titolare dell’inchiesta sull’urbanistica, ndr) positivo e cordiale. Loro disponibilità a continuare questo dialogo. Ho proposto nuovo incontro tra un mese e intanto manderò una relazione spiegando anche cosa intendo fare col nuovo Pgt. Siciliano sembra comunque perplessa sull’interpretazione di alcune norme, che a mio parere sono molto chiare”.
Frase quasi profetica, quella di Tancredi, visto che il 16 luglio - quindi circa sei mesi dopo questo scambio di messaggi - la Procura chiederà l’arresto proprio per Tancredi, oltre che per il costruttore Manfredi Catella e altri quattro indagati. Dalle circa 4mila pagine di messaggi depositati dai pm al Riesame che si occupa dell’indagine sull’edilizia milanese, che ha segnato anche un terremoto nella politica cittadina, è ancora Tancredi a scrivere: “Devono fare in fretta se non vogliono essere ricordati come il governo che ha bloccato l’edilizia in Italia”. Era il 23 settembre 2024. Destinatario il direttore generale di Palazzo Marino, Christian Malangone, ultimo nome a finire nel registro degli indagati con l’accusa di induzione indebita. Ma la pressione, stando a quanto ravvisa la procura nelle chat, arriva soprattutto dal privato.
Il quadro è quello di una “sudditanza” della Commissione nei confronti di Catella, che secondo la Procura “detta la linea” da seguire, come se “il Comune non potesse avere una linea propria diversa da quella di Coima”. Il tono di Catella nei confronti del manager, come i pm ravvisano, ad esempio, nella chat “Il Pirellino“ (che include anche Malangone) è “dirigista”. Il manager “detta le regole“, dal punto di vista della comunicazione verso i terzi e stampa (come accade per gli studentati e il prezzo delle stanze nel progetto del Villaggio Olimpico), del planning (“incontri bisettimanali” per parlare dei progetti) ma anche dell’intervento del Comune nei progetti: “Adesso deve esserci un contributo pubblico concreto altrimenti non ce la facciamo. Se il Comune favorisce una soluzione, Ifom e Mico con il Ministero dello Sport fa la sua. Domani con i ministri dobbiamo essere chiari e diretti”. Tancredi, allora, scrive: “Comune su Ifom e Mico c’è”.