
Uccisa da quattro bambini su un’auto rubata che poi sono fuggiti in attesa di decisioni del giudice. Il magistrato li aveva riaffidati ai genitori. Il sacerdote: "Evitiamo gesti di odio, l’amore vince il male".
di Nicola Palma e Marianna Vazzana MILANO
Un cuscino di rose bianche e gialle e gerbere fucsia. "Mai avremmo pensato a un addio come questo. Non è una morte casuale e poteva benissimo essere evitata", ha commentato al suo arrivo sul sagrato Filippo Di Terlizzi, uno dei figli di Cecilia De Astis, la donna di 71 anni che è stata investita e uccisa lunedì da un’auto con a bordo quattro ragazzini, tra cui una bimba, tra gli 11 e i 13 anni. Ieri almeno 200 persone hanno riempito la chiesa di San Barnaba in Gratosoglio in via Feraboli, a poche centinaia di metri da casa sua, per il funerale. "Sono dei bambini, non avevano neanche 14 anni", ha aggiunto, "non possiamo mettere sulle loro spalle tutta la responsabilità". Certo però, ha aggiunto il fratello Gaetano, "a 12 anni un minimo di coscienza la devi avere. Devi sapere cosa è giusto e sbagliato, cosa è male e cosa è bene. Posso capire che sono bambini, però dietro ai bambini c’è sempre la famiglia". "Dolore misto a rabbia" è quanto sente Lina, una delle sorelle di Cecilia, per "il fallimento del sistema della società di cui sei stata vittima". L’altra sorella, Maria, la sera prima aveva pubblicato il suo pensiero su Facebook: "La morte di mia sorella rappresenta il fallimento di un sistema che ha permesso che dei bimbi crescono senza regole, senza scuola e senza futuro. L’infanzia di questi bambini è stata tradita". Quale sarà, il loro futuro? Per tre dei quattro piccoli pirati che lunedì erano a bordo della Citroen in via Saponaro, si sono spalancate già le porte della comunità, dopo una tentata fuga nella notte tra mercoledì e giovedì: scappati dal campo rom di via Selvanesco in cui vivevano con le famiglie, sono stati raggiunti nel giro di poche ore. Ne manca all’appello solo uno. Nel frattempo gli altri tre (la bimba di 11 anni era con la nonna sulla A6 Torino-Savona, probabilmente diretta in Francia, mentre i due fratellini, il 13enne che alla guida della Citroen killer, e il 12enne, dormivano a terra in un campo nomadi abusivo di Beinasco, vicino Torino) sono stati riaccompagnati a Milano dagli agenti di polizia locale del Radiomobile guidati dal comandante Gianluca Mirabelli e poi collocati in comunità protette, d’intesa con la Procura minorile. Ora si cerca il quarto, di 11 anni. Potrebbe essere ancora in città, in compagnia della madre. Anche per lui verrà applicato l’articolo 403 del codice civile, che prevede il collocamento d’urgenza del minore in una comunità "nel caso si trovi esposto nell’ambiente familiare a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità psico-fisica".
E "i bambini" sono stati anche citati nell’omelia, al funerale. "Il male e la morte sono gli unici nemici. Nessuna persona è da considerare nemica – ha sottolineato il vicario parrocchiale don Davide Bertocchi –, questo è il più grande insegnamento di Gesù". Neppure se "queste persone sono imprigionate dal male. Tanto meno dei bambini. Tanto meno bambini ai quali è stata negata l’infanzia e per i quali possiamo solo pregare e sperare che finalmente trovino qualcuno che sappia insegnare loro l’amore che vince il male".
Alla fine della cerimonia, la riflessione si è allargata al quartiere, una periferia difficile dove però "c’è speranza. Dai diamanti non nasce niente. Dal letame nascono i fiori e noi qui a Gratosoglio sicuramente non abbiamo diamanti. Ma abbiamo molti fiori. Non servono gli scatti di rabbia. Grazie Filippo e Gaetano che pur avendo il cuore gonfio non vi siete lasciati prendere. Certo, un po’ di indignazione ce l’abbiamo tutti e non può non esserci, ma non serve la rabbia", ha continuato don Paolo Steffano, parroco della comunità pastorale, intervenuto citando De Andrè. "Qui servono fatti concreti". Infine si è rivolto a Cecilia: "Mi permetto di affidarti le nostre speranze". Cecilia, è stato ricordato da don Bertocchi, "era venuta dalla Puglia da ragazzina, per lavorare", all’ex Cotonificio Cederna. "La sua è stata una vita di sacrifici, a fianco del suo Arcangelo, che ha amato fino alla fine", scomparso 13 anni fa. "Con lei – ha detto rivolgendosi ai figli – avete sentito l’amore, più forte del male".