CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Mantide di Parabiago, la versione di Adilma: “Non sono il mostro che molti descrivono. Mai fatti riti con animali, li amo”

Processo per l’omicidio di Fabio Ravasio: l’imputata rilascia per la prima volta dichiarazioni spontanee, dopo essere stata “scaricata” anche dal figlio. “Pago le colpe di altri”

Adilma Pereira Carneiro la ’mantide di Parabiago’ Ieri ha preso la parola in aula raccontando la sua verità

Adilma Pereira Carneiro la ’mantide di Parabiago’ Ieri ha preso la parola in aula raccontando la sua verità

Parabiago (Milano) – “Chiedo scusa a tutti, ho mentito: mia madre ha avuto un ruolo. È tempo di dire la verità”. La voce è ferma, ma anche incrinata dal peso della colpa e dal silenzio gelido dell’aula. Igor Benedito – figlio di Adilma Pereira Carneiro, per tutti la ’mantide di Parabiago’ – ha preso la parola questa mattina nell’udienza davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio, per rilasciare quelle che si sono subito rilevate delle clamorose dichiarazioni nel processo in corso per l’omicidio di Fabio Ravasio. Un momento carico di tensione: “Voglio dire che sono dispiaciuto per quello che è successo e che chiedo scusa a tutti per il male che ho fatto”.

Ossessionata da soldi e riti: il vero volto di Adilma
Fabio Ravasio aveva 53 anni quando è morto. La brasiliana Adilma Pereira di 49 anni è accusata di essere la mente dell’omicidio

I fatti

Fabio Ravasio morì il 9 agosto 2024, investito a Parabiago da una vecchia Opel scura, guidata proprio da Igor Benedito. Fu omicidio premeditato, studiato secondo l’accusa nei minimi dettagli dalla madre di Igor, che voleva incassare un’eredità milionaria, mascherando il delitto da incidente. In aula Benedito ha compiuto un passo cruciale, ammettendo quello che fino a poco tempo fa aveva negato al pm: “Quando sono stato sentito, non ho detto la verità su mia madre. Lei ha avuto un ruolo in questo omicidio. Io ho mentito per proteggerla, perché per tutta la mia vita ho cercato di difendere la mia famiglia, ma adesso capisco che non è giusto. Devo pensare a me, ai miei fratelli e alle mie sorelle. Mi devo liberare di questo peso”. Poche righe lette quasi a bassa voce.

ADILMA
Adilma si è difesa in aula, accusando il coimputato di avere ordito l'omicidio di Fabio Ravasio

Una confessione che pesa come un macigno nel procedimento in corso e che arriva dopo una serie di dichiarazioni simili da parte degli altri coimputati: Benedito è il quinto a chiedere perdono e a rompere il muro di omertà, con spontanee dichiarazioni, confermando il ruolo centrale della “mantide“, mente e regista dell’esecuzione. Nel pomeriggio anche la ’mantide’ ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee: “Non sono il “mostro” che molti descrivono. Non voglio essere perseguitata per la mia religione e non ho mai fatto riti con animali: li amo e sono iscritta a un’associazione che li tutela”.

L’accusa di Adilma

Adilma ha poi continuato puntando il dito contro Massimo Ferretti, coimputato nel processo, accusandolo in sostanza di essere l’ideatore del delitto. Il movente? Si era invaghito di lei, ed era disposto a tutto pur di averla, persino di eliminare Ravasio. “Sto pagando le conseguenze di un suo capriccio”, ha detto. Inoltre ha contestato il movente: per la procura la donna, sposata tuttora con Marcello Trifone (anche lui imputato), uccise per ereditare i soldi del compagno. “Ho dei messaggi di Fabio che mi chiede di divorziare da Trifone per sposarlo, per avere accesso ai suoi soldi, quindi, non avrei avuto alcuna necessità di ucciderlo“, ha detto la 49enne tra le lacrime. Sentita, in qualità di testimone, anche la madre di Ravasio, Annamaria Trentarossi: “Benedito quando eravamo tornati a casa sapendo che Fabio era morto, ci ha abbracciato. Poche ore prima aveva ucciso nostro figlio”.