CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

La mantide di Parabiago e i preparativi per l’omicidio di Fabio Ravasio: “Adilma e i suoi cercavano un sicario professionista”

Le rivelazioni del figlio della mantide sentito in audizione protetta. Il barista Massimo Ferretti tira in ballo anche l’altra figlia della cinquantenne brasiliana. La ragazza, presente in aula, gli inveisce contro: “Sei un bugiardo, mettetegli la macchina della verità”

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Busto Arsizio, 7 luglio 2025 - Nuovo colpo di scena nel processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Fabio Ravasio, il commerciante di Parabiago travolto e ucciso da un’auto nell’agosto del 2024. Durante l’ultima udienza, una testimonianza scottante ha acceso ancora di più i riflettori su quello che, a tutti gli effetti, appare come un omicidio premeditato nei minimi dettagli. Non si trattò di una vendetta improvvisata, ma di un piano in cui, secondo le testimonianze, si cercò “esplicitamente di assoldare un killer a pagamento”.

In audizione protetta

A svelarlo è stato uno dei figli minori di Adilma, la cinquantenne brasiliana principale imputata nel processo insieme ad altri sette accusati. Il ragazzino, ascoltato in modalità protetta da una stanza separata rispetto all’aula, ha raccontato di aver sentito con le proprie orecchie una conversazione tra Massimo Ferretti – il barista e amante della madre – e un’altra persona in un bar.

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Ferretti avrebbe detto chiaramente di voler trovare qualcuno disposto a uccidere, specificando addirittura il profilo ideale: "un tossico o un marocchino”. Solo in un secondo momento il minore avrebbe capito che il bersaglio era Fabio Ravasio, l’uomo che considerava un padre.

Il racconto ha smentito parzialmente una versione precedentemente riferita a un amico, ma resta comunque gravissimo: il minore non ha chiarito se avesse mai raccontato la vicenda alla madre né come lei avrebbe reagito, lasciando aperti molti interrogativi su quanto Adilma sapesse o incoraggiasse.

Le parole del barista

Le dichiarazioni di Ferretti in aula hanno tracciato un quadro ancora più inquietante. L’uomo ha raccontato che sarebbe stata proprio Adilma a ideare l’omicidio, con motivazioni forti e cariche d’odio: “Diceva che Ravasio era un pedofilo, un infame, un gay. Io ci credevo, ero confuso, ero completamente preso da lei”. A detta di Ferretti, Adilma avrebbe parlato spesso di una polizza sulla vita intestata a Ravasio e avrebbe fatto leva anche su questo per spingerlo ad agire.

Adilma
Adilma Pereira in un'altra immagine

Ma non solo Ferretti. Secondo quanto emerso in aula, più persone si sarebbero attivate per trovare un killer. Adilma avrebbe contattato almeno tre o quattro soggetti, tra Milano e l’hinterland, per concretizzare il piano. Ferretti ha riferito di essere stato mandato da Antonio De Simone, che però si sarebbe rifiutato. Fabio Lavezzo avrebbe tentato a sua volta di cercare un esecutore materiale, e persino Ariane – una delle figlie maggiori di Adilma – sarebbe stata coinvolta. "Mi disse di cercare tra gli zingari di Magenta”, ha dichiarato Ferretti, gettando ombre ancora più fitte su un presunto coinvolgimento familiare.

Uno “show” imprevisto

L’atmosfera in aula è diventata incandescente quando proprio Ariane, presente tra il pubblico, ha perso il controllo e ha urlato all’indirizzo di Ferretti: "Sei un infame di m…, bugiardo. Mettetegli la macchina della verità”. La donna è stata immediatamente allontanata dalla polizia giudiziaria.

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Durante l’udienza è stata inoltre rinnovata la richiesta di una perizia psichiatrica per Igor Benedito, uno degli imputati, con l’avvocata Alberta che ha fatto riferimento a una consulenza di parte secondo cui, al momento dei fatti, la sua capacità di intendere e volere sarebbe stata “scemata”. Nel frattempo, un altro testimone, Oliva, ha spiegato in aula i motivi per cui si trovava a casa di Adilma subito dopo l’omicidio.