STEFANIA TOTARO
Cronaca

Marco Magagna ucciso con una coltellata al cuore: via al processo contro la compagna Stella Boggio

La donna, presente in aula, rischia l'ergastolo per omicidio volontario aggravato; la difesa punta al riconoscimento della legittima difesa. I genitori e il fratello della vittima costituiti parte civile

Marco Magagna, ucciso dalla compagna Stella Boggio

Marco Magagna, ucciso dalla compagna Stella Boggio

Monza, 17 settembre 2025 - Si è aperto oggi davanti alla Corte di Assise di Monza il processo per Stella Ovidia Boggio, la 33enne interior designer in una catena di negozi di prodotti per l'arredo e madre di un bambino di 9 anni che la notte del 6 gennaio scorso ha ucciso con un'unica coltellata al cuore il compagno 38enne Marco Magagna, impiegato di Arese, nella mansarda a Bovisio Masciago, in Brianza, dove viveva e dove Marco, a dire della donna, aveva intenzione di trasferirsi stabilmente per una convivenza.

L'imputata di omicidio volontario aggravato dalla relazione con la vittima, agli arresti domiciliari, si è presentata davanti ai giudici, capelli biondi sciolti, occhiali su un viso acqua e sapone e tailleur a pantaloni nero e si è seduta tra i suoi due avvocati, Manuel Messina e Tatiana Enrica Morosetti, che puntano al riconoscimento della legittima difesa dalla presunta ennesima aggressione subìta dal compagno e sulla mancanza della volontà di uccidere, per smontare l'accusa che prevede la condanna all'ergastolo.

Al processo si sono costituiti parte civile i genitori e il fratello di Marco Magagna, rappresentati dagli avvocati Marco Deluca e Nicole Granelli. A rappresentare l'accusa al dibattimento, che entrerà nel vivo a metà ottobre con le prime testimonianze dei carabinieri arrivati sul luogo del delitto la notte dell'omicidio, il pm monzese Alessio Rinaldi, titolare delle indagini sulla vicenda. Al termine dell'udienza Stella Boggio è uscita dall'aula ed è corsa ad abbracciare la madre che l'attendeva in corridoio insieme al padre, scoppiando in lacrime. Poi ha lasciato il Palazzo di Giustizia per fare ritorno alla casa dei familiari dove è detenuta.