
Carol Maltesi (a sinistra) e Davide Fontana
Milano, 16 maggio 2025 – “Chiedo scusa, soprattutto al figlio di Carol, darei la mia vita per cancellare tutto”.
Davide Fontana, l’ex bancario di 45 anni che ha ucciso, tra il 10 e l’11 gennaio 2022, con 13 martellate alla testa Carol Maltesi, 26 anni, per poi sgozzarla e depezzarla perché lei non lo voleva più, era in Aula: tranquillo, ha reso dichiarazioni spontanee.

In camicia bianca e completo azzurro, dimagrito, con un accenno di barba, un mite, anonimo, impiegato di banca, a vederlo. Ascolta la sentenza che conferma l’ergastolo in appello bis dal primo banco degli imputati, senza manette, non dietro le sbarre.
Lei, Carol, era stata la sua felicità, uno sprazzo di luce e colori in una vita “triste e da represso”, aveva detto lui e lo ha ripetuto ieri il suo legale, Stefano Paloschi, prima di chiedere che non venisse accolta l’aggravante della premeditazione, sperando in una compensanzione tra aggravanti e attenuanti generiche che avrebbe potuto riqualificare la pena in soli 21 anni.
Il collegio, presieduto da Renata Peragallo ha, invece, accolto la tesi della Procura generale che ha ricostruito tutti i tasselli di una inequivocabile premeditazione, aggravante già di per sé sufficiente alla condanna all’ergastolo.
Vita stravolta
E in Aula è stata ripercorsa tutta la vita di questo mite impiegato trasformatosi nel peggiore mostro, di cui anche Carol, come ha detto la zia, presente in aula, si fidava ciecamente.
Fontana per Carol aveva lasciato la moglie, una compagna dai tempi delle scuole e fino al giorno del delitto sua collega di ufficio in banca, aveva venduto la casa a Milano per trasferirsi in uno monolocale a Rescaldina pur di stare vicino a Carol nei confronti della quale aveva sviluppato una vera a propria ossessione.
Stregato da Carol
“Con la moglie una vita piatta e insignificante - secondo le parole del suo legale - con Carol la svolta, si sentiva vivo. Per lei faceva tutto, le gestiva i social, i profili di Onlyfans su cui caricava i video hot che giravano assieme, e poi le teneva il bambino, cucinava per lei, le prenotava le visite mediche e perfino l’estetista, era il suo baby sitter”. Lei lo lascia perché vuole trasferirsi a Verona per stare vicino al figlio e il piccolo mondo di Davide Fontana fatto di un noioso lavoro in banca e di serate a girare filmini porno crolla.

Il video della morte
Il giorno in cui Carol morirà, Fontana gira due filmini, uno di sesso estremo e uno che la Procura generale chiama “il video della morte”. In quest’ultimo lui convince Carol a pronunciare, durante la scena hot, il pin del telefono, che utilizzerà per sbloccarlo e mandare dei messaggi dopo la sua morte, fingendosi lei.
Poi le chiude la bocca con un nastro adesivo molto spesso sotto il cappuccio che le copre la testa, lei non riuscirà a urlare mentre lui la uccide a martellate.
Poi Fontana chiede al proprio medico una settimana di malattia, che risulterà “finta” perché non farà mai i tamponi per il Covid, quei giorni a casa gli serviranno per “depezzare il corpo e disfarsene”. “Ora speriamo che Carol abbia davvero un po’ di pace”, ha detto la zia della giovane vittima allontanandosi dall’Aula.