
Parabiago, in tanti, soprattutto giovani, cercano refrigerio nelle acque dei canali e dei fiumi. Ma le insidie sono tante: "Rischi molto gravi e i divieti di balneazione non sonorispettati".
Con il caldo estivo non è raro vedere, soprattutto giovani, che cercano refrigerio gettandosi nelle acque di fiumi e canali, nonostante anche in questa stagione siano stati riproposti i divieti da parte degli enti gestori delle acque. Tra questi anche il Consorzio Est Ticino Villoresi che, con una nota, ricorda e raccomanda il divieto di balneazione che vige su tutto il reticolo gestito.
"La presenza di manufatti per la regolazione (come bocche e paratoie), il formarsi di correnti, in alcuni tratti anche molto forti e la conformazione delle sponde, che certamente non agevola la fuoriuscita dai canali, rappresentano alcuni tra gli effettivi pericoli che chi si butta in acqua, cercando refrigerio dall’afa estiva, non considera minimamente", commentano dal Consorzio. "Ogni estate la cronaca informa su diversi annegamenti, di frequente occorsi ai più giovani, nonostante la segnaletica consortile presente sulle alzaie raccomandi appunto, tra le altre cose, il divieto di balneazione in vigore. Il Consorzio, che invita a segnalare tuffi e bagni proibiti, chiede anche un fattivo supporto alle Amministrazioni locali in modo che possano contribuire a dare visibilità al divieto, supportando l’ente, laddove possibile, nelle attività di sorveglianza".
Nelle ultime ore anche il Parco del Ticino – dopo gli ultimi annegamenti registrati nel passato fine settimana a Turbigo e a Pavia – ha ricordato il divieto di balneazione che insiste sul Ticino. "Il fiume può sembrare tranquillo, ma nasconde correnti forti, fondali imprevedibili e mulinelli pericolosi. Anche per i nuotatori esperti, fare il bagno è un rischio serio".
Ci sono poi i divieti dei singoli Comuni che, sulla base delle analisi sulla qualità delle acque effettuate dall’Ats di Milano hanno classificato la qualità dell’acqua come scarsa, rendendola di fatto non idonea alla balneazione. Ordinanze che sottolineano inoltre la mancanza di infrastrutture di sicurezza adeguate lungo le rive e il rischio di inquinamento ambientale dovuto all’abbandono di rifiuti.