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“Diffamarono Stefania Cappa insinuando un suo coinvolgimento nella morte di Chiara Poggi”: condannati due giornalisti delle Iene

Riccardo Festinese e Alessandro De Giuseppe dovranno corrispondere un risarcimento alla cugina della vittima per aver esposto nel corso di una puntata le dichiarazioni, poi ritrattate, del testimone Muschitta che aveva detto di aver visto allontanarsi dalla villetta di via Pascoli la ragazza

Stefania (a sinistra) e Paola Cappa accanto al mazzo di fiori collocato sul cancello della villetta della famiglia Poggi, con la foto in cui compaiono loro stesse e la cugina

Stefania (a sinistra) e Paola Cappa accanto al mazzo di fiori collocato sul cancello della villetta della famiglia Poggi, con la foto in cui compaiono loro stesse e la cugina

Garlasco (Pavia), 6 giugno 2025 – Il Tribunale di Milano ha condannato per diffamazione aggravata ai danni di Stefania Cappa, una delle gemelle cugine di Chiara Poggi, l'autore (Riccardo Festinese) e il conduttore (Alessandro De Giuseppe) di un servizio del programma Le Iene andato in onda nel maggio 2022 e dal titolo 'Speciale Le Iene, delitto di Garlasco, la verità di Alberto Stasi'. Stando all'imputazione, nel servizio sarebbe stato insinuato "un coinvolgimento" della cugina "nell'omicidio" della 26enne. In particolare, "riportando le dichiarazioni al riguardo rilasciate all'epoca" da Marco Muschitta e "accreditandole sebbene ritrattate" perché "sarebbero state confermate da intercettazioni e altre deposizioni".   

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La sentenza  

La terza sezione penale ha condannato i due imputati a una multa di 500 euro e a risarcire Stefania Cappa con una provvisionale di 10mila euro. La sentenza è del 29 aprile, ma la notizia è stata divulgata solo oggi. Secondo l'imputazione, Riccardo Festinese e Alessandro De Giuseppe, nel servizio del 24 maggio di tre anni fa avrebbero "offeso la reputazione" di Stefania Cappa "insinuando un suo coinvolgimento nell'omicidio" di Chiara Poggi. In particolare, "riportando le dichiarazioni al riguardo rilasciate all'epoca" da Marco Muschitta e  "accreditandole sebbene ritrattate" perché "sarebbero state confermate da intercettazioni e altre deposizioni".  

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Le dichiarazioni di Muschitta 

Senza "riferire", scriveva la Procura, che "tali dichiarazioni erano state ritenute inutilizzabili dagli inquirenti e dai giudici", tanto che "il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio di Muschitta per calunnia". Nella trasmissione era stato detto, si legge ancora, che quelle dichiarazioni "formalmente parlando sono inutilizzabili". Muschitta, tecnico del gas, all'epoca aveva detto di aver notato, la mattina dell'omicidio, una ragazza bionda, simile alla cugina di Chiara, allontanarsi dalla villa di via Pascoli in bicicletta, mentre teneva nella mano destra un attrezzo da camino, salvo poi nello stesso verbale ritrattare tutto, dicendo di esserselo inventato.  

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La denuncia  

Il processo che si è chiuso a fine aprile, davanti al giudice monocratico della terza penale, con la condanna per diffamazione (sono ancora attese le motivazioni) dei due imputati era nato dalla denuncia di Stefania Cappa, parte civile con gli avvocati Gabriele Casartelli e Matteo Bandello. Nelle querela si faceva notare, in sostanza, il fatto che nel servizio de 'Le Iene' non era stato dato atto delle sentenze del giudice per le udienze preliminari di Pavia Vitelli, che assolse Stasi nel primo processo, e del Tribunale di Vigevano del 2011, che assolse Muschitta dalla calunnia.   

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La lettera di scuse 

Sentenze che chiarivano, in pratica, facevano notare i legali di parte civile, come quest'ultimo fosse totalmente inattendibile. Anche in quella di assoluzione di Muschitta dalla calunnia nei confronti di Stefania Cappa si parlava di accuse che non avevano alcuna "serietà". Lo stesso Muschitta, tra l'altro, nel 2011 ha scritto una lettera di "scuse" – riportata nella querela del procedimento – a Stefania Cappa e alla famiglia, parlando del "profondo disagio" che ancora provava per aver tirato in ballo la ragazza e la sua famiglia.