Caso Eitan, cosa sappiamo del bimbo conteso fra Italia e Israele

Le tappe della vicenda: dalla tragedia del Mottarone alle battaglie legali nella sua famiglia

Uno striscione di incoraggiamento per Eitan

Uno striscione di incoraggiamento per Eitan

Quello di Eitan Biran in questi giorni è un nome che si sente spesso. Il bimbo di soli sei anni, infatti, è al centro di una sorta di intrigo internazionale fra Italia e Israele, passando per la Svizzera dove avrebbe fatto tappa prima di arrivare a Tel Aviv. Conteso fra gli zii che vivono in Italia e i nonni che abitano in Israele, Eitan negli ultimi mesi ha dovuto attraversare difficoltà fisiche e psicologiche. Ecco le tappe di questa intricata vicenda. 

La tragedia del Mottarone

Era una domenica di fine maggio, Eitan e la sua famiglia stavano trascorrendo il pomeriggio insieme quando la funivia Stresa-Mottarone è precipitata. L'impatto è stato fatale per il padre Amit Biran, la madre Tal Peleg Biran, il fratellino Tom, e i bisnonni Itshak e Barbara Cohen. Solo Eitan, 6 anni, è riuscito a salvarsi. E, sorte beffarda, a salvarlo è stato proprio il padre che gli aveva fatto scudo col corpo. 

Il coma e la riabilitazione

Per alcuni giorni il bimbo è stato ricoverato all'ospedale Regina Margherita di Torino, dove era tenuto in coma farmacologico. Dopo il risveglio, è iniziato per Eitan un difficile percorso di riabilitazione tanto fisica quanto psicologica: al dolore e ai traumi riportati a causa dello schianto della funivia si era aggiunto anche lo sconvolgimento della perdita di tutta la propria famiglia.

La nuova casa: gli zii

Sin da subito ad essere stata nominata tutrice pro tempore di Eitan era stata la zia paterna, Aya Biran, che vive insieme alle figlie e al marito Or Nirko. I motivi erano stati diversi: la vicinanza con la casa dei genitori dove il bimbo 

Aya Biran
Aya Biran
aveva vissuto sino a quel momento - gli zii vivono a Travacò Siccomario, a poca distanza da dove abitavano i genitori - e l'ottimo rapporto che Eitan ha con loro. Il piccolo è praticamente cresciuto con le cugine e quindi la soluzione individuata dal giudice tutelare di Pavia è sembrata quasi naturale. Il piccolo, poi, era circondato anche dai propri amici. Anche perché i nonni paterni in quel momento avevano solo sporadici rapporti con lui. In ogni caso, non si è trattato di un affidamento ma di una soluzione temporanea.

I rapporti con i nonni

Shmuel Peleg, nonno materno, ed Etty Peleg, sua ex moglie e nonna materna del bambino, secondo le testimonianze degli zii non avevano mai avuto rapporti costanti e incontri frequenti con il nipote Eitan. Perlomeno non fino all'estate appena trascorsa. Poi, secondo quanto raccontano gli zii, l'atteggiamento dei nonni sarebbe cambiato e quindi gli incontri negli ultimi due mesi sarebbero diventati frequenti. Un cambio di rotta sospetto? Forse, ma è necessario anche tener conto che il bambino negli ultimi mesi ha perso l'intera famiglia e che Shmuel ed Etty Peleg sono i genitori di quella che era sua madre. 

Il giorno del "rapimento"

Il 12 settembre il nonno di Eitan era andato a trovarlo a casa della zia paterna. Avrebbe dovuto riportarlo a casa intorno alle 18.30, ma in realtà quello è l'orario in cui il piccolo è atterrato in Israele. Cosa è successo quel giorno? Il nonno sarebbe andato a prendere Eitan intorno alle 10.30, gli avrebbe promesso dei giocattoli, lo avrebbe fatto salire in auto e poi lo avrebbe portato a Lugano. Da lì avrebbero poi preso insieme un jet privato atterrando poco dopo a Tel Aviv. D'altro canto, il passaporto del bimbo era da mesi nelle mani del nonno, che non lo aveva mai restituito alla zia. Le indagini ora dovranno accertare come sia stato possibile consentire di varcare i confini nazionali a un minore su cui pende il divieto di espatrio. Ma Shmael Peleg non sarebbe stato da solo a mettere in atto questo piano da intrigo internazionale. Ad aiutarlo sarebbero stati la ex moglie Ester e qualche altro complice misterioso.

L'uomo coi baffi

Lo zio ha raccontato che il bimbo avrebbe avuto alcuni incontri con un misterioso "uomo coi baffi" mentre stava con i nonni materni.  "Nel corso di una visita, Eitan è stato tenuto due ore e mezza dentro l'auto da Ester Cohen e interrogato da una persona sconosciuta che non si è mai identificata e che ha detto che il suo lavoro è cambiare i baffi. Gli ha fatto un sacco di domande ed Eitan era sconvolto quando è tornato a casa, aveva gli incubi" ha dichiarato lo zio Or Nirko. Cosa significa "cambiare i baffi"? Cosa voleva quell'uomo da Eitan? Anche su questi aspetti dovranno far luce le indagini.

La battaglia legale

L'atteggiamento alquanto contraddittorio di Israele in questa vicenda ha portato risultati concreti solo negli ultimi giorni. Dopo un'iniziale freddezza e quasi una sorta di disinteresse, sono arrivate le prime decisioni: indagata la nonna materna con l’accusa di sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima e nonno agli arresti domiciliari con l'accusa di aver rapito il bimbo e di averlo portato in Israele. Intanto i legali dell'uomo fanno sapere di non aver mai ricevuto alcun divieto di espatrio per Eitan Biran. L'impressione è però che la vicenda non sia destinata a concluderesi in tempi brevi. Gli zii hanno annunciato l'intenzione di recarsi a Tel Aviv per verificare di persona le condizioni di Eitan.