Eitan rapito e riportato in Israele: "Ora è in cura in ospedale"

La nonna materna Ester Peleg: le sue condizioni di salute sono pessime. Per quattro mesi mio nipote non ha visto alcun medico a parte sua zia

Aya Biran, sorella del papà di Eitan, ieri ha presentato una querela in Procura

Aya Biran, sorella del papà di Eitan, ieri ha presentato una querela in Procura

Pavia - Dalla frazione Rotta di Travacò all’aeroporto dei charter privati di Lugano per salire su un aereo tedesco e volare fino a Tel Aviv. Così il nonno materno di Eitan, Shmuel Peleg, ha portato il piccolo in Israele. "Per il suo bene - ha sostenuto - perché cresca col ramo materno della famiglia e non con quello paterno che ne ha la tutela legale in Italia". "Ha agito d’impulso - hanno sostenuto i legali del nonno Sara Carsaniga, Paolo Sevesi e Paolo Polizzi -, dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze, preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino".

Secondo la zia paterna Aya Biran, invece, il bambino si stava lentamente riprendendo dopo la tragedia del 23 maggio ed era seguito da un’equipe multidisciplinare composta da Oss, infermiere, fisiatra, fisioterapisti oltre a una psicoterapeuta specialista in traumi infantili. "Avrebbe dovuto presentarsi ai controlli a Torino e a Pavia - ha raccontato il medico in una struttura carceraria del pavese - come potranno ora i colleghi israeliani riprendere le fila del percorso che stava effettuando?" "Le condizioni di Eitan sono pessime e finalmente - ha detto ieri mattina in un’intervista a Radio 103 la nonna materna Ester Peleg confermando che il bambino è in cura all’ospedale Sheba di Tel Aviv - dopo 4 mesi i medici vedranno cosa è successo al piccolo. Per 4 mesi non ha visto alcun medico a parte sua zia. Per 4 mesi hanno impedito a me e a mio marito Shmuel di consultarci con medici e psicologi".

Ieri mattina Aya Biran si è recata negli uffici della Procura della Repubblica di Pavia per depositare una querela, mentre l’avvocato Cristina Pagni, uno dei legali di Aya Biran ha incontrato il giudice tutelare per attivare la Convenzione internazionale dell’Aja che è stata firmata anche da Israele e che riguarda gli aspetti civili delle sottrazioni internazionali di minori. Sul fronte penale, invece, tutto è ancora fermo. Il nonno Shmuel Peleg è stato iscritto nel registro degli indagati, ma non è chiaro se rischi un mandato di cattura e se fosse in compagnia di qualcuno che aspettava in auto. Sui presunti complici del blitz, indagano i pm di Pavia insieme agli agenti della Squadra mobile. La diplomazia è al lavoro per riportare il piccolo in Italia, però i tempi sembrano lunghi. Tanto più che, se inizialmente sembrava che il governo israeliano avesse riconosciuto che il bambino, cittadino italiano e israeliano, dovesse tornare dalla zia paterna come disposto dal giudice tutelare italiano, poi ha preso le distanze affermando di non potersi intromettere in una diatriba tra famiglie. A dipanare l’intricata matassa proverà ora la Farnesina. "Stiamo accertando l’accaduto per poi intervenire" ha detto, a margine di un incontro elettorale in Abruzzo, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.