STEFANIA TOTARO
Cronaca

Uccise il compagno Marco Magagna a Bovisio: Stella Boggio, le lacrime e l’abbraccio alla madre in tribunale

Prima udienza in aula, la 33enne è accusata di omicidio volontario aggravato: rischia l’ergastolo

Stella Boggio all'uscita dal tribunale

Stella Boggio all'uscita dal tribunale

Bovisio Masciago (Monza e Brianza), 18 settembre 2025 –  Appena è finita l’udienza è uscita dall’aula ed è corsa ad abbracciare la madre, che l’attendeva in corridoio insieme al padre, scoppiando in lacrime. Così ha sciolto la tensione per il primo atto del processo davanti alla Corte di Assise di Monza Stella Ovidia Boggio, la 33enne interior designer in una catena di negozi di prodotti per l’arredo e madre di un bambino di 9 anni che la notte del 6 gennaio scorso ha ucciso con un’unica coltellata al cuore il compagno 38enne Marco Magagna, impiegato di Arese, dopo l’ennesimo litigio nella mansarda a Bovisio Masciago dove viveva e dove Marco, a dire della donna, aveva intenzione di trasferirsi per una convivenza stabile.

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Capelli biondi sciolti, occhiali su un viso acqua e sapone e tailleur a pantaloni nero con le scarpe da ginnastica, la donna, che si trova agli arresti domiciliari, rischia l’ergastolo perché è imputata di omicidio volontario aggravato dalla relazione con la vittima.

Marco Magagna e Stella Boggio
Marco Magagna e Stella Boggio

Ieri si è presentata in aula davanti alla Corte presieduta dalla giudice Stefania Donadeo e con accanto il collega Dario Salerno e si è seduta tra i suoi due avvocati, Manuel Messina e Tatiana Enrica Morosetti, che puntano al riconoscimento della legittima difesa dalla presunta ennesima aggressione subita dal compagno e sulla mancanza della volontà di uccidere. E anche a ottenere lo “sconto” di un terzo della pena, se l’accusa contestata verrà smontata con la richiesta di ammissione al rito abbreviato, ora ritenuto “inammissibile” dai giudici per l’aggravante che prevede la condanna massima prevista dal Codice penale.

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Al processo si sono costituiti i genitori e il fratello di Marco Magagna, Giovanna Maria, Carlo e Matteo (lui assente in aula), rappresentati dagli avvocati Marco Deluca e Nicole Granelli. A rappresentare invece l’accusa al dibattimento, che entrerà nel vivo a metà ottobre con le prime testimonianze dei carabinieri arrivati sul luogo del delitto la notte dell’omicidio, il pm Alessio Rinaldi, titolare delle indagini sulla vicenda. “Ho reagito perché mi ha aggredita, ma non volevo ucciderlo e ora penso alle conseguenze per mio figlio, non ho mai denunciato proprio per tutelare la sua serenità”, sostiene Stella Boggio. Dopo averla interrogata in seguito al suo arresto, il gip del tribunale di Monza aveva ritenuto l’eccesso colposo in legittima difesa, concedendole gli arresti domiciliari a casa dei genitori. Una decisione a cui si è opposta la Procura di Monza, facendo ricorso al Tribunale del Riesame di Milano per farla tornare in carcere, sostenendo invece l’esistenza del dolo per la sproporzione tra l’essere stata gettata a terra e la decisione di prendere in cucina il coltello e colpire il compagno con un unico fendente mortale.

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I giudici della libertà milanesi hanno accolto la tesi della Procura, confermando però i domiciliari. Ora il processo, con i racconti di amici e conoscenti chiamati a testimoniare, dovrà accertare se la relazione sentimentale tra Stella e Marco fosse davvero un amore diventato tossico a causa delle continue liti e aggressioni per gelosia. Marco era già stato colpito da un fendente a una mano ed era finito al pronto soccorso, ma non aveva voluto presentare denuncia. Stella aveva già dovuto scappare di casa di notte senza scarpe per sfuggire all’ira del suo compagno di cui temeva la violenza. Si torna in aula a ottobre.