
La Procura di Monza aveva chiesto il ritorno in carcere per Stella Boggio. Ma il Riesame ha confermato gli arresti domiciliari
Subito a processo davanti alla Corte di Assise di Monza Stella Boggio, la 33enne di Bovisio Masciago che ha ucciso con una coltellata al petto il compagno 38enne Marco Magagna, impiegato di Arese, dopo l’ennesima lite avvenuta la notte dell’Epifania nella mansarda di lei, dove vivevano a Bovisio Masciago. La Procura di Monza ha chiesto il giudizio immediato della donna, che si trova ancora agli arresti domiciliari e che è accusata di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva con la vittima, un’aggravante che prevede la condanna all’ergastolo e non rende possibile la richiesta di processo con il rito abbreviato per ottenere lo “sconto” di un terzo sulla pena. Quindi per la 33enne il percorso obbligato pare quello del dibattimento davanti alla Corte di Assise di Monza, fissato per metà settembre. Stella Boggio dopo l’interrogatorio in seguito all’arresto è stata ritenuta “pericolosa” dal gip del Tribunale di Monza Marco Formentini, ma comunque meritevole del riconoscimento della legittima difesa e degli arresti domiciliari a casa dei genitori. La Procura è ricorsa al Tribunale del Riesame di Milano chiedendo che la 33enne tornasse in carcere, ritenendo che ci fosse un dolo nel suo comportamento dovuto a una grande sproporzione tra il pericolo che la donna correva nel momento in cui il compagno l’ha buttata a terra e il mezzo da lei utilizzato per reagire, ovvero rialzarsi per prendere un coltello dalla cucina e ferirlo con un unico colpo al centro del petto che gli è risultato fatale.
I giudici della libertà milanesi hanno accolto la tesi della Procura. "Ha agito con una furia elevata, tanto da scagliare il grosso coltello, impugnato come una lancia, per colpire direttamente il cuore del suo compagno" che, in un precedente litigio, aveva già ferito con una lama, colpendolo alla mano e lesionando il giubbino in più punti, con la promessa che "alla prossima occasione lo avrebbe ammazzato". Una "evidente finalità aggressiva" che, per il Tribunale del Riesame di Milano, integra l’accusa di omicidio volontario aggravato e non di eccesso colposo in legittima difesa. Ma sono stati confermati gli arresti domiciliari. "L’aggressività della Boggio si è prevalentemente manifestata nell’ambito del rapporto di coppia con il Magagna", caratterizzato da "reciproci episodi di aggressione verbale e fisica" e visto che "è ormai uscita da una relazione affettiva insana, dalla quale non riusciva ad autotutelarsi e autocontrollarsi, emergono elementi per ritenere che la misura degli arresti domiciliari sia idonea a evitare future occasioni delittuose", la decisione dei giudici milanesi, secondo cui la 33enne "ha manifestato all’ingresso in carcere un evidente senso di colpa per quanto commesso".