
Un presidio della polizia locale per le strade di Monza
Monza, 21 giugno 2025 – Una seduta straordinaria, convocata su richiesta delle opposizioni di centrodestra, ha acceso il dibattito politico in aula consiliare a Monza l’altro ieri sera. Al centro della discussione: sicurezza, legalità, percezione dei cittadini e, soprattutto, numeri. Tanti, a partire da quelli illustrati dall’assessore alla Sicurezza Ambrogio Moccia, che ha aperto la seduta con un intervento istituzionale, in cui ha rivendicato “l’impegno quotidiano e costante” della polizia locale.

Un trend in crescita
I dati snocciolati dall’assessore parlano chiaro: nel 2024 le comunicazioni di notizie di reato sono cresciute del 51,1%, passando a 603 episodi. Ancora più marcato l’aumento degli arresti: +225% rispetto all’anno precedente. Le denunce ricevute hanno fatto registrare un incremento del 4,1%, invertendo un trend che tra 2022 e 2023 era in calo. Le persone denunciate dalla sola polizia locale di Monza sono aumentate del 58,3%.
I numeri del problema
“Sono cifre che attestano l’efficacia del lavoro svolto - dichiara Moccia -, nonostante l’organico ridotto (120 agenti) rispetto a quanto sarebbe necessario”. A sostegno di questa affermazione, l’assessore ha richiamato anche altri dati operativi. Nel solo 2024, la centrale operativa ha gestito oltre 25mila richieste, identificato 14mila persone, effettuato 351 ispezioni ambientali e potenziato la rete di videosorveglianza cittadina, con 348 telecamere attive, contro le 68 del 2022. A questi numeri si aggiungono i progetti attivi, dalla prevenzione nelle scuole con il programma di educazione stradale, all’iniziativa “On the Road“ per rider e soggetti fragili, fino all’introduzione dei vigili di quartiere e delle unità in velo-pattugliamento. Sul fronte tecnologico, sono in fase di sperimentazione mappe del rischio, lettura targhe e nuove foto-trappole. Investiti circa 100mila euro in ammodernamento e digitalizzazione della centrale. In aula ha preso la parola anche il comandante della polizia locale, Giovanni Dongiovanni. Ha ribadito che Monza è tra le poche città italiane a garantire un presidio operativo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Ha difeso il discusso progetto degli Street tutor, precisando che “non hanno un ruolo repressivo, ma una funzione di mediazione civica. Ricordano le regole, prevengono situazioni di inciviltà”. Il comandante ha posto l’accento sul lavoro di prevenzione con i giovani e sul contrasto al disagio giovanile. “Non possiamo limitarci al controllo - spiega -, serve accompagnare le fragilità e costruire fiducia nel territorio”.
L’opposizione
Toni duri, però, da parte delle opposizioni. Massimiliano Longo (Forza Italia) ha puntato il dito contro l’esecutivo: “Per mesi sono state ignorate le nostre segnalazioni su baby gang e spaccio in piazza Trento e Trieste. Ora quelle stesse persone sono sotto il Comune”. Duro anche l’ex sindaco Dario Allevi: “La percezione di insicurezza è tangibile. Parliamo di una vera e propria emergenza”. Di tenore opposto gli interventi dalla maggioranza. Il consigliere di Azione Tullio Parrella ha respinto l’allarmismo: “Monza non fa schifo, ma ha aree da riqualificare”.

Le opposizioni
E ha portato numeri a supporto: con un indice di reati violenti poco sopra il 17%, Monza – ad aprile 2025 – è il capoluogo lombardo con la percentuale più bassa, contro il 34% di Bergamo, il 35% di Brescia e il 39% di Milano. La consigliera di Noi Moderati, Martina Sassoli ha accusato l’amministrazione di minimizzare il problema, rifiutando la narrazione rassicurante: “Il benaltrismo non funziona politicamente. C’è un’urgenza reale”. Dal Pd, il consigliere Stefano Toselli ha smorzato i toni dello scontro politico, sottolineando il valore degli interventi educativi e di prevenzione nelle scuole in corso. Per il consigliere le soluzioni non possono essere solo muscolari, ma serve investire nella cultura della legalità.
L’analisi
La seduta ha mostrato il doppio volto della sicurezza oggi a Monza. Da un lato, indicatori oggettivi in crescita — che certificano un’intensa attività repressiva e preventiva della polizia locale —, dall’altro, una percezione diffusa di insicurezza, acuita da episodi locali e tensioni sociali.