REDAZIONE MONZA BRIANZA

Il re della sicurezza: "Ho mille dipendenti. Gli stranieri ci adorano"

Parla Matteo Mazzoni, titolare dell’agenzia Top Secret

Matteo Mazzoni amministratore unico della Top Secret Investigazioni e Sicurezza, in centro a Monza con i “suoi“ ragazzi

Matteo Mazzoni amministratore unico della Top Secret Investigazioni e Sicurezza, in centro a Monza con i “suoi“ ragazzi

Le regole d’ingaggio sono ben chiare. "Devono dialogare, intercettare le situazioni di disagio, informare il popolo della notte di cosa si può e soprattutto non si può fare. Ma intervenire fisicamente mai". E, in caso di situazioni di tensione, la segnalazione va fatta alle forze dell’ordine, in primis gli agenti della polizia locale agli ordini del comandante Giovanni Dongiovanni, anche lui presente venerdì sera al debutto degli Street Tutor. Ma interporsi mai.

E in casi critici?

"Sono addestrati con tecniche di comunicazione e dialogo, per evitare che le situazioni possano degenerare, e conoscono le tecniche di difesa personale. Ma non devono entrare in azione e non sono armati".

Matteo Mazzoni, amministratore unico della Top Secret-Investigazioni e Sicurezza, venerdì era in piazza Trento e Trieste col suo staff. Soprattutto dopo che la polemica era montata nelle ore precedenti, ha voluto mostrare il proprio volto rassicurare.

"La Top Secret di Milano esiste dal 1991 (sicurezza, impianti di allarme, investigazioni private, cyber security, ndr). Dopo la legge regionale dell’Emilia Romagna del 2012 abbiamo applicato quanto era in essa contenuto e abbiamo cominciato a offrire questo servizio. E le cose stanno andando molto bene. Siamo partiti da Bologna, una città complessa, con tanti studenti, e abbiamo raccolto la soddisfazione della popolazione, dalla gente comune ai commercianti. Il servizio sta funzionando molto bene".

Rimini, Cesena, Forlì, ma poi anche in Veneto a Padova, in Friuli a Udine, in Lombardia a Corsico e Vigevano. Su due piedi, non ricordo nemmeno tutte le città in cui stiamo lavorando. Abbiamo un migliaio di dipendenti". A Monza l’agenzia è stata però costretta a cambiarne due: troppo connotati politicamente con simpatie e tatuaggi che richiamano all’estrema destra, addirittura al nazismo. "Non faccio lo screening politico ai miei dipendenti, sarebbe anche contrario alla Legge. Non mi ero mai accorto di quei tatuaggi e del loro significato, ignoro certe simbologie. La cosa certa è che Luca Minafra (il coordinatore appena sostituito a Monza, ndr) lavora con noi da tempo a livello anche dirigenziale, e non ho mai avuto problemi o lamentele. Anzi. Lavora tantissimo con dipendenti di origine extracomunitaria e lo adorano, si occupa di loro e del loro benessere, va personalmente a prenderli e riportarli a casa".

Però avete dovuto spostarlo.

"Innanzitutto a sua tutela e del progetto, le due persone che avrebbero dovuto essere in servizio a Monza ma che hanno avuto una particolare esposizione mediatica sono state accantonate in questa fase. Con il Comune di Monza abbiamo dialogato, non ci è stato posto nessun aut aut".

Mai avuto problemi simili finora?

"No, abbiamo lavorato con amministrazioni comunali di tutti i colori politici. A Monza è la prima volta che incontriamo una situazione simile".

E adesso?

"Ora come responsabile del gruppo di Monza abbiamo incaricato un ragazzo di 27 anni di Roma, Andrea Sale". Faccia pulita, niente tatuaggi o foto con le braccia tese.

Perché tanti stranieri in organico?

"Sono il primo veicolo per intercettare le situazioni di disagio, e dialogare con soggetti problematici: parlare la stessa lingua e venire dagli stessi Paesi spesso è di grande aiuto".

Da.Cr.