
L’azienda di Renate famosa per avere trasformato gli scarti in risorsa è pronta a un ulteriore salto
Settant’anni di storia, radici salde nella Brianza manifatturiera e lo sguardo rivolto al domani. A Renate, la Casati Flock & Fibers rinnova la propria missione con un progetto che unisce tradizione e innovazione sostenibile: “Casati Green“, un piano industriale da 460mila euro, sostenuto per metà da Regione Lombardia grazie al bando RiCircoLo, dedicato alle filiere del tessile e della plastica.
Fondata negli anni Cinquanta da Angelo Casati su intuizione del padre Celso, l’azienda ha trasformato una polvere - lo scarto della lavorazione dei tessuti - in una materia prima versatile, oggi richiesta da designer, case automobilistiche, brand della moda e perfino dall’industria cosmetica. Una storia di economia circolare ante litteram, che oggi trova nuova linfa nella visione del management guidato da Lorena Rossi Casati (presidente) e Beatrice Casati (amministratrice delegata). "Non è un semplice upgrade tecnico – spiega Rossi Casati – ma una vera trasformazione culturale, che rilancia la vocazione originaria del nostro lavoro: dare nuova vita agli scarti".
Il cuore di Casati Green è un percorso di ammodernamento che punta a ridurre consumi ed emissioni, aumentando al tempo stesso la capacità di recupero delle fibre. In concreto, sono già stati introdotti impianti digitalizzati, valvole intelligenti per il riuso dell’acqua nei bagni di tintura, sistemi di aspirazione e captazione delle polveri, oltre a un software gestionale evoluto che riduce gli sprechi e a dosatori automatici per i prodotti chimici. Soluzioni che migliorano la qualità del flock e tagliano i costi energetici e idrici.
Ma non finisce qui. Entro il 2027, l’azienda mira a riutilizzare l’acqua impiegata nelle fasi di tintura, oggi sostituita a ogni ciclo, e a creare linee di prodotto colorate esclusivamente con acqua recuperata. Un’innovazione che ridurrebbe drasticamente il consumo idrico, rendendo il modello replicabile anche in altri comparti. Oggi Casati produce circa 900 tonnellate di flock l’anno, di cui 350 derivano già da riciclo tessile. L’obiettivo dichiarato è arrivare presto a 500 tonnellate ricavate da scarti rigenerati, ampliando del 40% il bacino dei materiali recuperabili e sottraendo così nuove fibre al destino dell’incenerimento. Con effetti diretti anche sull’impatto ambientale: il progetto prevede una riduzione sensibile delle emissioni di anidride carbonica lungo l’intero ciclo di vita del prodotto.
La sfida di Casati si inserisce in un contesto più ampio, in cui le aziende sono chiamate a guardare al futuro in chiave circolare. Il sostegno istituzionale, sottolinea Rossi Casati, "è un segnale importante: indica che la direzione è quella giusta e che le piccole e medie imprese del territorio possono essere protagoniste della transizione verde".