
Mara Guerra, da 36 anni assistente di piano all’Istituto Leone XIII di Milano
Milano, 4 settembre 2025 – “Mi sembra ancora di vedere Carlo correre nel corridoio”. Mara Guerra ha 66 anni e da 36 lavora all’Istituto Leone XIII di Milano, la scuola frequentata da Carlo Acutis che, tra tre giorni, sarà chiamato santo. Lei è la storica bidella, o come si dice oggi “assistente di piano“. Ama profondamente il suo lavoro, che lascerà alla fine dell’anno per andare in pensione.
Sono trascorsi vent’anni. Ha visto correre e diventare grandi tanti alunni. Perché ricorda Carlo così bene?
“Carlo era un “primino“ e sul mio piano ci sono 12 classi. Di solito ci metti del tempo a conoscere tutti, soprattutto i più tranquilli. Cominci dai “discoli“. Lui invece era un bravo ragazzo, molto educato. Fratel Besana, il sacerdote che gestiva l’istituto, continuava a dirmi: “Mara, mi chiami Carlo Acutis della quarta ginnasio all’intervallo e lo fai venire su?“. E io pensavo: “Povera stella, non gli lasciano neanche i 20 minuti di intervallo! Un giorno affrontai l’argomento: “Carlo, ma perché ti chiama sempre? Ci vai volentieri?“”.
E lui, come rispose?
“Tutto sorridente mi spiegò che fratel Besana voleva imparare a usare il computer: sapendo che lui era particolarmente bravo, gli chiedeva consigli, si faceva spiegare tutto, gli chiedeva aiuto. E poi Carlo mi disse: “Mara, stiamo facendo una cosa molto bella. Vogliamo trasmettere la preghiera del mattino in tutte le aule, tramite i computer“. Era proprio soddisfatto, non gli dispiaceva “perdere“ quei 20 minuti che tanti ragazzi aspettano così tanto. Andava volentieri e tutti i padri spirituali della scuola lo conoscevano bene”.
Riuscirono nell’impresa?
“No, purtroppo all’inizio della seconda ginnasio Carlo si è ammalato. Se n’è andato all’improvviso. Ricordo quei giorni: da mamma, sono stata molto male. Nei miei pensieri lo vedo tutte le mattine che corre per tornare in classe perché è in ritardo. In fondo è sempre rimasto nella nostra scuola, il suo nome circolava ogni anno, sempre con maggiore intensità. C’è un’aula che porta il suo nome, è la sua: sono tornata a lavorare in quel piano. Finirò di lavorare qui con una consapevolezza: ho conosciuto un santo”.
Domenica andrà a Roma?
“Certo! Partirò con la delegazione del Leone XIII, prenderemo il treno notturno. Non sentirò la stanchezza, mi aiuterà Carlo”.