
L’incendio del 4 luglio in via Bramante da Urbino, nel quartiere San Donato Le fiamme sono partite proprio dall’appartamento di Rasha Samir e del marito
C’è una casa popolare in via Bramante da Urbino 45, sette piani interessati da lavori di ristrutturazione. Lo scorso 17 luglio parte una scintilla. Scala A. Terzo piano. Dall’appartamento di Rasha Samir, 43 anni, e del marito, entrambi egiziani di origine (lui è imbianchino), 3 figli, partono le fiamme. Il fuoco invade il palazzo insieme al fumo.
È il panico. Alcuni ragazzi cominciano a fare il giro degli appartamenti, sui ballatoi, per dare l’allarme e far uscire tutti. Qualcuno lo portano fuori di peso loro. Vengono evacuate una cinquantina di persone. Fra di loro c’è un ragazzo di 20 anni. È il figlio di Rasha Samir, è disperato: "Ha salvato cinque persone e ha respirato tanto fumo, ha dovuto andare in ospedale". È arrabbiato. Si sta iscrivendo all’università alla Facoltà di psicologia. La sorella maggiore, 25 anni, vive da sola e, dopo essersi laureata, fa la dentista. La casa di Rasha va in cenere, non è più abitabile. La famiglia viene ospitata all’albergo “Il Fantello”, in centro storico. Ma, dopo qualche giorno, la famiglia sfollata viene invitata dal Comune a cercarsi un’altra sistemazione con le proprie forze. Ma queste ultime non bastano. "Ho chiamato il mio avvocato – spiega Rasha – e siamo ancora lì". I mesi passano e soluzioni non se ne vedono. Rasha è una donna malata, le sue patologie sono tantissime, dal diabete alla fibromialgia al Lupus. "Ho un’invalidità del 100%, fatico a respirare. Anche per questo 12 anni fa quando siamo venuti in via Bramante abbiamo fatto sistemare e ristrutturare l’appartamento. A spese nostre, 15mila euro, a cominciare dall’aria condizionata". E un problema gravissimo di disabilità lo soffre anche la figlia minore, una ragazzina di 13 anni. Pure lei con il 100 % riconosciuto di disabilità per una patologia rarissima. "Ho chiesto di parlare col sindaco – spiega ancora Rasha – Ma non mi riceve. Martedì sono andata in municipio". Qui, dopo le minacce di suicidarsi lanciandosi dal balcone, sono intervenuti i carabinieri e Rasha, in stato di profonda alterazione, è stata portata in pronto soccorso per accertamenti.
"E il giorno successivo finalmente mi hanno chiamata dal Comune ma per farmi una proposta inaccettabile. Mi hanno offerto una casa popolare a San Rocco, ma io lì non ci posso andare. Per mia figlia andare alla sua scuola diventa impossibile, non riuscirei ad accompagnarla". E allora si torna al punto di partenza. Rasha vuole incontrare il sindaco. Convinta che solo così potrà risolvere i suoi problemi. E, nell’attesa, "farò lo sciopero della fame e delle medicine, ne devo prendere tantissime". Lo sciopero sarebbe iniziato martedì sera. Intanto gli avvocati Andrea Lagasi e Roberto Tedesco tentano un’opera di mediazione. Rasha, che è seguita dai servizi sociali, non ammette al momento compromessi.