
ll centro d'accoglienza si trova nelle vicinanze della stazione ferroviaria
San Zenone al Lambro (Milano), 4 settembre 2025 – Uno screening mirato. A tappeto. Con un obiettivo chiaro: capire se l’uomo che sabato scorso ha violentato una diciottenne a due passi alla stazione di San Zenone al Lambro sia uno degli ospiti di un centro d’accoglienza che si trova a poche centinaia di metri di distanza. Gli elementi che hanno spinto gli inquirenti ad accendere un faro in quella direzione sono due al momento: la vicinanza della struttura al luogo in cui è avvenuto lo stupro e lo scarno identikit tracciato dalla vittima, che ha parlato di un uomo probabilmente di origine africana con carnagione scura e capelli ricci.

I carabinieri alla Casa Papa Francesco
Così martedì pomeriggio i carabinieri, su input della Procura di Lodi, si sono presentati nel Cas Casa Papa Francesco gestito dalla Fondazione Fratelli San Francesco e hanno prelevato il Dna agli ospiti (rispetto a sabato il numero non è mutato) del centro, che conta una cinquantina di camere con una media di quattro posti letto per stanza. I tamponi sono stati effettuati su base volontaria (l’obbligatorietà passa da un provvedimento del gip), ma sembra che nessuno si sia opposto alla procedura: più di un centinaio, secondo le informazioni a disposizione, i profili genetici incamerati dagli investigatori della Compagnia di San Donato Milanese, coordinati dalla pm Martina Parisi.

Gli esami alla Mangiagalli
Sequenze che ora saranno confrontate con quella che verrà estrapolata dagli specialisti del Ris. Sì, perché gli esami effettuati alla clinica Mangiagalli e i rilievi delle tute bianche della Sezione investigazioni scientifiche hanno trovato una traccia biologica attribuibile al violentatore scappato dopo aver abusato della vittima. In parallelo, le indagini dei militari stanno andando pure su telecamere e celle telefoniche. Di immagini utili non ne sono state trovate, anche perché non ci sono occhi elettronici a presidio della strada che porta alla stazione né della zona isolata in cui la diciottenne è stata trascinata con la forza.

L’aggressione alle 23
Tuttavia, il cerchio è stato via via allargato all’intera area che ruota attorno allo scalo ferroviario, con la speranza di trovare un frame che mostri l’arrivo o la fuga dello stupratore. Reduce da una serata trascorsa in compagnia della sorella, la diciottenne stava raggiungendo a piedi la stazione per salire sul treno delle 23.04, che l’avrebbe riportata a casa nella periferia nord di Milano. All’improvviso, le si è parato davanti un uomo mai visto prima, che l’ha afferrata per le braccia e l’ha portata con la forza sotto un albero, vincendone la strenua resistenza; i segni da “costrizione” che aveva sul corpo testimoniano che la ragazza ha lottato col suo aggressore per cercare di divincolarsi, purtroppo senza riuscirci.
Venti minuti di terrore
Comprensibilmente sotto choc per l’accaduto, la vittima non è riuscita a quantificare il tempo in cui è rimasta in balìa del violentatore, ma una prima ricostruzione parla di circa 20 minuti. L’uomo non ha rubato nulla alla diciottenne, tanto che è stata lei stessa a chiamare il 112 con il suo cellulare. Dopo il primo intervento di una pattuglia dei carabinieri di Melegnano, è scattata la macchina dei soccorsi: la ragazza è stata accompagnata prima al Policlinico e poi al centro antiviolenze.