ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Michelangelo Pistoletto: il mio tempio di rifiuti chiama tutti alla responsabilità

Intervista al maestro dell'arte povera, nei giorni dell’installazione della sua opera nel chiostro di San Barnaba: “Milano mi piace molto, vive di connessioni continue e creatività”

Michelangelo Pistoletto, nume dell’arte povera e maestro della contemporaneità, compirà 92 anni il 25 giugno

Michelangelo Pistoletto, nume dell’arte povera e maestro della contemporaneità, compirà 92 anni il 25 giugno

Milano, 22 maggio 2025 – Divin artista chi porta il nome di Michelangelo (principe degli angeli). Buonarroti, Caravaggio... oggi Michelangelo Pistoletto, quasi novantaduenne, è uno dei più celebri artisti italiani, creatore anche del Terzo Paradiso.

Lo incontriamo a Milano, nel Chiostro di San Barnaba, dove hanno installato la sua opera “I temp(l)i cambiano”, per 3 anni.

I tempi cambiano, Maestro, dov’è finito il tempio?

“La sua funzione è stata assorbita dal museo, dove vanno a finire le opere d’arte delle chiese, molte chiuse”.

Però in un luogo di culto di Palermo si può ammirare la sua “Annunciazione Terzo Paradiso”.

“Sì, ogni anno invitano un artista contemporaneo a reinterpretare il quadro di Caravaggio ‘Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi’ che da lì era stato trafugato nel 1969. Rispettando due regole: stesse dimensioni dell’originale e rappresentazione del tema Natività. L’ultimo, finora, ad averla concepita sono io. Ho riproposto l’angelo dell’iconografia caravaggesca, ma ho sostituito il suo cartiglio con una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito, che rappresenta l’equilibrio tra natura e artificio, nonché una speranza per una nuova umanità”.

Ottimista?

“Certo, non sarei qui a mostrare un tempio, ovvero il luogo, per definizione, dove tutti si uniscono per pensare in maniera migliore”.

Un tempio sulla tipologia classica, colonne doriche (prive di base) composte con cestelli di lavatrice, incastrati l’uno sull’altro, e serpentine di frigoriferi per il fregio del timpano. Un tempio al Riciclo?

“Nel 2009 il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei RAEE - Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche - mi aveva contattato per rappresentare una sintesi del suo impegno nei confronti della salvaguardia ambientale, evitando la dispersione di sostanze dannose per il mondo in cui viviamo. E io pensai di trasformare i RAEE in opera d’arte: rifiuti in serie, multipli che diventano un unicum, un bene per il bene comune, che chiama tutti alla responsabilità”.

In Italia l’opera è stata esposta in molte sedi, nel corso del tempo. A Milano in Triennale e a Villa Necchi del Fai. Anche alla Villa Reale di Monza, e nel Carcere di Bollate. Ora, in un chiostro della Società Umanitaria il significato si perfeziona?

“Siamo in uno degli angoli della città che meglio conserva non solo l’antico aspetto architettonico, ma anche l’autentica atmosfera di pace e spiritualità”.

A riguardo, appena pubblicata da Marsilio la sua conversazione “Spiritualità” con il gesuita e sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura Antonio Spadaro. Ma torniamo al XV secolo...

“Per riconsiderare il riciclo della storia. In origine, qui c’era il convento francescano di Santa Maria della Pace. Nel 1805 requisito da Napoleone. Sconsacrato e incamerato dal demanio statale... quindi scuderia, magazzino, ospedale, riformatorio. Finché Prospero Mosè Loria, imprenditore e filantropo di famiglia ebrea mantovana, ne fece la sede della Società Umanitaria: una risposta al bisogno di unire le persone per fare umanità”.

Milano ha già accolto, Maestro Pistoletto, una sua mostra in una luogo simbolo di bellezza complessa e resistente.

“Mi piace molto questa città che non è monocorde, ma vive di connessioni continue, di creatività. Nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, segnata ancora dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non a caso è stata ambientata ‘La pace preventiva’, mostra-installazione nel 2023, mio novantesimo compleanno”.

A Milano, ricordiamo si trova anche la sede del Consorzio Erion, leader nella gestione di differenti tipologie di rifiuti. E a Milano la sua “Mela Reintegrata” è stata posta davanti alla Stazione Centrale. Simbolo dell’apertura della città al mondo?

“In un’ampia concezione filosofica, è simbolo dell’originario dissidio tra l’uomo e la natura, evidenziato dal morso. Che io ho ricucito”.

Più prosaicamente, provvede anche a casa sua a ritrovare l’armonia fra consumo e riciclo?

“Certo, mia moglie sostiene che sono molto severo ed esigente nel chiedere di differenziare i rifiuti. Ma la nostra abitazione, a Biella, è di modeste dimensioni. Vi invito semmai alla Città dell’arte, fondata in un vecchio opificio, dedicata all’arte contemporanea, centro di mostre, convegni, spettacoli, performance, rassegne...”.

Anche sugli aspetti della creatività della politica e dell’economia?

“E dell’educazione. Lì è nata la Tavola Interreligiosa per la Pace Preventiva, con un programma che prevede, a Monza in ottobre, la mostra U.R.-R.A. Unity of Religions – Responsibility of Art. L’arte che attraverso la cultura sviluppa relazioni tra le grandi religioni come archivi viventi d’immaginazione, alleate nel prefigurare l’adattamento al XXI secolo”.