REDAZIONE MILANO

Il (finto) dentista con pagamento anticipato, l’ira dei pazienti: “Ridateci 2.400 euro”. Aggrediti e accoltellati in un appartamento a Milano

Truffa in viale Aretusa, le vittime del raggiro trovate sanguinanti nell’androne di un palazzo. Nell’abitazione due giovani colombiani e due donne connazionali complici (nascoste nel cassettone del letto)

Carabinieri in azione in una foto di archivio

Carabinieri in azione in una foto di archivio

Milano, 5 maggio 2025 – Incubo per un uomo e una donna di 47 e 46 anni. Tutto è successo a Milano, viale Aretusa, nella serata di sabato 3 maggio. I due, secondo quanto emerso, hanno pagato in anticipo un finto dentista (per una somma di circa 2.400 euro) per interventi odontoiatrici mai realizzati. Una volta capito di essere finiti nella rete di una truffa si sono presentati all’appuntamento, intorno alle 19.30, per reclamare la somma versata: “Vogliamo indietro i nostri soldi”. A quel punto – però – dal raggiro si è passati all’aggressione, anche a coltellate.

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I fendenti e la chiamata ai soccorritori

Le due vittime – di 46 e 47 anni- hanno chiamato i soccorsi. I carabinieri del nucleo radiomobile accorsi sul posto li hanno trovati nell'androne del palazzo, feriti e sanguinanti. Il 47enne e la 46enne, l'uomo con una ferita da coltello alla spalla, sono stati portati in codice giallo agli ospedali di Niguarda e San Carlo per gli accertamenti e le cure del caso. 

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L’intervento dei carabinieri 

Saliti nell'appartamento in zona Bande Nere in cui si era consumata l'aggressione, i militari hanno trovato due uomini colombiani, di 27 e 22 anni. Con loro due complici donne, connazionali, di 26 e 25 anni, che si erano nascoste nel cassettone del letto. Quando i carabinieri lo hanno aperto, scovandole all'interno, le due hanno tentato di aggredirli. Per questo sono state arrestate anche per resistenza a pubblico ufficiale, oltre che per lesioni aggravate in concorso, come i due uomini. 

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Si cerca la presunta mente del raggiro

Secondo le indagini i quattro vivevano nell'appartamento di una connazionale, che sarebbe la vera artefice dei raggiri, e avrebbero avuto il compito di allontanare le persone che, stanche di aspettare le prestazioni inesistenti, andavano a quell'indirizzo a protestare. Le indagini ora proseguono per individuare la donna colombiana.