
L’avvocato Stefano Deluca ha convinto il ragazzo a denunciare «Aveva paura di ritorsioni»
di Andrea Gianni
MILANO
Il ricordo dell’avvocato Stefano Deluca torna al 2023, all’udienza al Tribunale per i minorenni di Milano durante la quale notò gli ematomi sul volto del suo assistito, un ragazzo all’epoca minorenne che era detenuto al Beccaria per aver tentato una rapina armato di coltello. "I poliziotti mi hanno menato – riferì quel giorno il giovane – non voglio tornare al Beccaria". La sua è stata la prima denuncia ricevuta dalla Procura, e ora quel ragazzo è tra le 33 persone offese che dovranno comparire davanti al gip per l’incidente probatorio e confermare i loro racconti.
Come ha reagito, quando il ragazzo le ha rivelato le violenze?
"Ho pensato che tutto questo è intollerabile e non può passare sotto silenzio il fatto che venga picchiata una persona nelle mani dello Stato. Quel giorno c’era anche la madre del ragazzo, e ne ho parlato con un operatore del carcere presente all’udienza. Ho pensato subito che fosse necessario sporgere denuncia, ma sono serviti mesi per convincere il ragazzo".
Per quale motivo era contrario?
"Pur essendo uscito dal carcere, temeva di subire ritorsioni. Non solo se fosse tornato al Beccaria, ma anche all’esterno. Alla fine si è convinto, ma la nostra denuncia in un primo momento fu archiviata. Poi la Procura ha ripreso in mano il caso, le indagini sono andate avanti e sono emersi tutti gli altri episodi. L’anno scorso sono arrivati gli arresti degli agenti della polizia penitenziaria, e ora attendiamo la chiusura delle indagini".
Come è avvenuta la violenza nei confronti del suo assistito?
"Aveva chiesto agli agenti un accendino perché voleva fumare una sigaretta nella cella e, siccome lo avevano fatto attendere per mezz’ora, ha iniziato a fare rumore. Così lo hanno preso, lo hanno portato in un’altra stanza e lo hanno picchiato".
Ora dovrà tornare davanti al giudice per l’incidente probatorio. Quali traumi ha lasciato quell’episodio?
"Quando ci sentiamo non ne vuole parlare, è come se lo avesse rimosso. Adesso vive tra Milano e Catania, purtroppo sempre in una situazione di disagio. Noi chiediamo che vengano accertate tutte le responsabilità, perché è intollerabile l’idea che qualcuno possa mettere le mani addosso agli altri, e intendiamo costituirci parti civili. Una punizione dei responsabili sarebbe anche un monito: certe cose non devono accadere. Nel frattempo due degli agenti arrestati hanno offerto un risarcimento, di circa mille euro a testa, che noi abbiamo accettato".