
La novantaduenne è stata contattata sul telefono di casa alle 15.20 di venerdì
Milano – Non solo via Monti. I trasfertisti della truffa denunciati venerdì dalla polizia locale non avevano un unico obiettivo. Sì, perché nei cellulari è stato trovato un elenco di tre vie, con relativi civici a indicare con ogni probabilità i palazzi da prendere di mira: oltre allo stabile in cui vive la novantaduenne derubata di soldi e gioielli per 25mila euro (di cui è rientrata in possesso in poche ore), la lista comprendeva un edificio in via Ferrante Aporti e uno in una traversa di corso Sempione. Da qui il forte sospetto degli investigatori che il diciannovenne Eduardo M. e il quarantatreenne Vincenzo C. fossero in Centrale non per caso, bensì per colpire ancora, visto che il secondo indirizzo si trova proprio nella strada che costeggia lo scalo ferroviario.
Il copione messo in scena dai due operativi, quasi certamente guidati da remoto da altri componenti della banda di stanza in Campania, ha ricalcato fedelmente il modus operandi dei gruppi di predoni seriali che prendono di mira gli over 80, raggirandoli con la scusa del coinvolgimento di un parente in un incidente stradale. Nel caso della signora Anna (nome di fantasia), gli imbroglioni di professione hanno mostrato un elevato livello di conoscenza della vita della vittima: sapevano che il figlio vive e lavora in Svizzera (il primo telefonista si è presentato come un agente della polizia elvetica) e che l’anziana teneva in casa mille euro (esattamente la somma che Anna ha consegnato in un asciugamani insieme ad anelli, bracciali e orologi); senza contare che su uno degli smartphone passati al setaccio è stato trovato uno screenshot con generalità e numero della novantaduenne recuperati dal sito www.paginebianche.it. Informazioni che fanno pensare a una preparazione meticolosa del colpo e a sopralluoghi per carpire più notizie possibile sulla persona da derubare.
Altra accortezza non inedita: il fantomatico esponente delle forze dell’ordine, che ha preannunciato la chiamata dell’altrettanto farlocco “avvocato Marco D’Ambrosio”, ha raccomandato alla pensionata di non abbassare mai la cornetta del telefono fisso, così da tenere sempre aperta la comunicazione e avere contezza in diretta di eventuali telefonate indesiderate. A raid ultimato, M., entrato materialmente nell’appartamento di Anna per prendere in consegna il bottino, ha raggiunto il complice, che forse lo aspettava in strada al volante della Fiat 500L noleggiata a Benevento. Stando a quanto riferito dall’anziana, erano le 16.20. Venti minuti dopo, i due sono arrivati in Centrale e hanno parcheggiato l’auto in un punto non consentito, sul marciapiedi accanto all’ingresso laterale di piazza Luigi di Savoia.
Appena si sono accorti della presenza dei due ghisa della Zona 9, che a loro volta avevano notato i movimenti strani della coppia, sono rimontati in macchina e sono partiti sgommando. La fuga contromano è durata poche centinaia di metri, ingolfata dal traffico nel sottopasso Mortirolo e bloccata definitivamente dall’intervento dei vigili guidati dal comandante Gianluca Mirabelli. Rimessi in libertà dopo la denuncia a piede libero per ricettazione, truffa e resistenza a pubblico ufficiale, i due sono tornati a riprendere la 500L, ma si sono ritrovati senza la chiavetta per sbloccare l’antifurto modello Block Shaft montato sotto il volante. Un ulteriore intoppo prima di rientrare a casa: il diciannovenne vive a Scampia, il quarantatreenne a Mugnano di Napoli. Fino a 48 ore fa, entrambi avevano la fedina immacolata. Profili perfetti per passare inosservati e non destare sospetti in caso di controlli. Manovalanza da impiegare col minimo rischio. Imprevisti a parte.